Il sorriso nella nebbia

si taglia col coltello come fette di polenta.
nebbia in val padana.
ci sono abituata.
davanti a me alcune auto scansano qualcosa. faccio lo stesso.
poi, con la coda dell’occhio, intravedo una figura, in mezzo alla strada. inchiodo.
sono in curva ma scendo dalla macchina senza pensarci. cosa ci fa una signora su una strada provinciale senza luci né case né anime vive in questo latte condensato?
mi avvicino, lei mi sorride. le chiedo se ha bisogno di qualcosa. lei mi risponde con la mia stessa domanda.
riprovo. come si chiama? e lei: come si chiama? benissimo.
non le chiedo altro, la faccio salire in macchina e lei continua a guardarmi e a sorridere. dove abita signora? qui, mi dice. ovvio, che domande.
avendo dimenticato il cellulare non vedo altra soluzione se non quella di andare fino in città e chiedere aiuto ai carabinieri. arriviamo, tutto chiuso. ma che, fanno festa la domenica? (più tardi scoprirò che hanno traslocato da poco. nemmeno un cartello con indicazioni) benissimo. la signora pensa intanto di uscire dall’auto. sono a casa, grazie. e si avvia verso non si sa dove. la riprendo al volo, per un braccio. no, no, signora, non siamo ancora a casa sua. mi scusi, sa, ma con questa nebbia ho sbagliato strada.
non volevo allarmarla.
ma lei sorridendo mi risponde sì, va bene. ah, sì, certo. benissimo.
desolata e annebbiata io, lei forse di più.
dirotto alla questura. stavolta la chiudo dentro dicendole di aspettarmi che siamo arrivati a casa e devo essere sicura che sia proprio casa sua.
chiedo una donna poliziotto, mi sembra meno inquietante, per lei. ma appena le apro la portiera e la vede, la richiude dicendo, no, no.
è la prima volta che dice no in mezz’ora.
allora mi accuccio davanti a lei e le dico di fidarsi che quella signora è una mia amica e che la stiamo riportando a casa.
mi segue standomi vicinissima. dopo l’ansia che mi ha pervaso mi sale un’onda di tenerezza infinita.
fortunatamente due ore prima il marito aveva telefonato denunciandone la scomparsa, così si scopre il suo nome, a cui lei risponde, tanto per cambiare, con un sorriso e due sì.
in due ore si era fatta quasi cinque chilometri. nella nebbia, in mezzo al nulla.
ancora cinquecento metri e sarebbe finita sulla statale.
lascio i miei dati. mi rendo conto che ero uscita per comprare le sigarette. chiedo di fare una telefonata.
la poliziotta mi dice che è meglio, perché quando si esce per le sigarette e non si torna e nemmeno si ha il telefono, si sa…sorridiamo.
vado ad abbracciare l’anziana signora, mi salgono su dallo stomaco le lacrime. le trattengo. poi mi giro ed esco.
lei mi insegue, mi prende la mano. vuol venire via con me. non le trattengo più.
le do un bacio e le dico che tra poco sarà a casa da suo marito. mi sorride. la donna poliziotto mi ringrazia, mi dice che in una notte come questa le ho salvato la vita.
non so.
so che il suo sorriso ha dato un senso in più alla mia.

 

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