La terza grappa mi mise K.O. I pensieri divennero vaghi e nebbiosi. Poi la lucidità: non posso continuare così, come tanti, forse tutti, obblighi, divieti, ordini.
Per anni ero riuscito a mediare, ora non più. I doveri avevano preso il sopravvento e mi lasciavano rare briciole di tempo. Troppo poco. Ma come fuggire?
Amavo mio figlio che non faceva mai pesare le sue esigenze. E mia moglie che, nonostante incomprensioni e piccoli litigi, era la persona con cui lo crescevo. Loro: la mia sindrome di Stoccolma.
Il resto l’avrei preso a calci. Burocrazie, stipendi ridicoli, sacrifici, imbecilli ovunque, specie al Potere. E che pretendono di insegnarti loro, gli eterni irrisolti, come si dovrebbe vivere, cosa è giusto o sbagliato. Basta!
Finalmente venne il sonno e crollai sul divano. Quasi svenni. Poi una fitta e il nulla nel buio. Mi svegliai. Il dolore era sparito. Tentai di muovermi ma non sentivo né gambe né braccia. E non vedevo, non udivo. Solo una sorta di senso del tatto se qualcosa mi sfiorava, come la foglia che mi aveva toccato prima di planare a terra.
Non avevo paura. Non capivo cosa fossi diventato ma ero vivo! Forse in ogni cellula c’è tutto quello che forma e potrà formare. Come l’ipotesi di Gaia. La Terra, l’Universo, come un super organismo vivente. L’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande sono uguali, cambiano solo le dimensioni.
Adesso certo facevo parte di qualche organismo. Chissà cosa ero. Percepii delle vibrazioni al suolo. Poi nell’aria. Passi di persone che parlavano. Capivo le parole amore, vivremo insieme, casa. Immagino si baciassero.
Poi lui: “Che bella primula!” Mi strappò da terra e mi sistemò morente tra i capelli di lei. “Sei ancora più bella.” e dovettero baciarsi ancora. Non avevo provato dolore ma solo la sensazione di volare.
Il viaggio infinito continua.