Un anziano, con il cappello in testa, il viso a otto centimetri dal volante, lo sguardo fisso davanti a sé, incurante del mondo circostante.
Una neopatentata, il terrore negli occhi, il colorito terreo di chi sta spremendo le surrenali più di un limone sul fritto.
Un trenta/quarantenne, il viso congesto, l’occhio esorbitale, il cavo orale ipercinetico, che litiga con la moglie, guardandola con odio, mentre urla.
Una signora già agée, alle prese con il suo unico viaggio annuale in auto superiore al chilometro.
Un uomo in canottiera, sudato, il viso porpora, una smorfia di fatica che gli deforma il labbro, la schiena che già s’incurva, su una monovolume; dai pochi centimetri di finestrino liberi da bagagli, spuntano, sconvolte, le facce di una moglie e di un numero non precisato di figli.
Ecco, questi sono alcuni dei soggetti che accade di incontrare: costanti, senza ripensamento alcuno, a una velocità che va dagli 80 ai 95 orari, nella corsia di mezzo dell’autostrada, mentre su quella destra c’è il nulla.
Nell’interno della mia auto odo la mia voce pronunciare frasi che non credevo mi appartenessero.