Non toglieva lo sguardo dall’indirizzo sulla busta. Riconosceva chiaramente il suo nome come destinataria della missiva, ma quell’indirizzo “Via dei Martiri 28” non le diceva nulla.
Alzò gli occhi e, facendo un po’ di fatica per via delle nuove lenti bifocali, mise in chiaro la villetta davanti a lei. Una casa a due piani, con un piccolo prato all’inglese e un sentiero di pietre grigie che si snodava nel mezzo. Una porta con il battacchio in metallo lucido sui battenti. Tende alle finestre: tende con un motivo di fiocchi rossi che aveva ricamato lei lo scorso Natale con l’aiuto di sua figlia.
La gatta, Mim, grattava la porta perché voleva rientrare e la guardava con lo sguardo da professoressa esasperata; quello che hanno tutti gatti quando non facciamo quello che vogliono loro.
«Nonna, tutto bene?»
«Ninin, ma che indirizzo è questo?»
«Nonna, via dei Martiri 28 è qui. È casa tua».
«Questo è il mio vialetto? Sai che non lo riconoscevo?»
«Abbiamo fatto pulizia e tagliato l’erba ieri, ti ricordi?»
«No, ninin».
«Torniamo dentro. Il dottore arriva tra poco».
Si lasciò riportare in casa. Non capiva perché stesse arrivando il dottore. Guardò la busta che teneva in mano: via dei Martiri 28. Quell’indirizzo non le diceva nulla.
«Ninin, ma che indirizzo è questo?»