Spostati, non mi toccare, io non ti voglio. Sto così bene dentro la mia pelle dura, che prova poco e niente e solo il giusto. Ti piaccio perché sono bella, con queste cosce lunghe che mi coltivo. Mi vuoi perché non ti guardo, perché non ci sono quando mi cerchi. Ti arrabbi quando dici che mi muovo come un uccello. Perché io non sorrido, ti fisso torva e ti offendo. Insisti ancora, mi prendi le mani e te le porti al viso, ma ho le dita come legni, un po’ ti graffio e un po’ mi fai paura. Sto bene sola, quando piango di desiderio e m’accarezzo. Mormori parole felici, dispensi promesse e un po’ ti credo. Profumi, mi dici, sfiorandomi con le labbra il collo. Non hai mai voluto niente come mi vuoi ora. Mi tocchi, sono liscia e delicata e mi smonto. Mi baci i seni, la pelle bianca, mi sfiori lì dove mi infiammo e ridi. Sei contento, perché sono liquida tra le tue mani e, pensi, ti appartengo. Mentre tu mi lecchi, smanioso, io mi amo meno. Mi sembra di aver perduto il filo e di non ritrovare il capo. Ritraggo le gambe al petto e mi tormento perché sono troppo nuda. Ti imploro di lasciarmi stare, ti allontano le braccia mentre mi entri dentro e fremi. Spero che questo fuoco mi lasci in pace. Arrivi in fondo, mi fai gridare. Prego iddio di non provare niente e invece tremo, disfatta dal piacere. Mi inondi, poi ti accasci fiacco. Premo con l’unghia il lenzuolo, ne voglio ancora. Ti cerco dentro agli occhi uno sguardo caldo, mendico per ascoltare le parole gentili che mi hai promesso, ma ci sei solo tu ora, il tuo pene molle e riccio come un verme, il tuo petto calmo e senza appetito. Come sei diverso, come sono sola.
Egon Schiele, Nudo femminile, 1914