C’era una volta, pochi e pochi anni fa (a dire il vero proprio ieri) una scuola, e nella scuola una porta d’entrata, e nella porta d’entrata delle cerniere che la reggevano. Ma passato che fu un po’ di tempo, vuoi per il fatto che la porta era davvero pesante, vuoi perché era dotata di maniglione antipanico e quindi nell’aprirla si esercitava una non trascurabile componente vettoriale verso il basso, vuoi perché gli Studenti delle superiori, si sa, sono robusti e pieni di energie… Insomma, quella porta d’ingresso aveva cominciato a calare di punta e dunque a strisciare sul pavimento dell’adito scolastico, così che nemmeno il Dario Argento dei tempi migliori avrebbe concepito uno stridio tanto straziante da inserire nelle colonne sonore dei suoi horror.
La situazione, com’era prevedibile, andava rapidamente peggiorando. I cardini originali, esausti da anni di mille battaglie quotidiane avevano alzato bandiera bianca e lo stesso telaio della porta, come pure quello fisso collegato al muro, entrambi fatti di un alluminio non particolarmente spesso, davano chiari cenni di snervamento, contribuendo al tracollo imminente.
Erano arrivati, questo è vero, alcuni serramentisti locali. Avevano analizzato il problema con grandi grattate di testa e storcer di nasi e poi avevano sentenziato che la porta era pronta ad esalare l’ultimo respiro. Come palliativo, più per pietà che per convinzione, avevano applicato ulteriori piccoli cardini, in questo aiutati da uno stuolo di viti autofilettanti, ma non avevano sortito risultati apprezzabili. Niente: trascorso un lasso temporale di meno di una settimana, le nuove installazioni erano state rapidamente trascinate nel baratro della gravità.
Ormai la porta strisciava penosamente. Per poterla utilizzare era necessario adoperare entrambe le mani e neppure si riusciva più a far aderire l’anta al telaio per far scattare la serratura. Quando poi la si voleva aprire, allora emetteva un clangore pauroso, come ci si può aspettare da una lama metallica che schiacciata verso il basso viene indotta a scorrere su una superficie di pietra. Un boato improvviso e pauroso che poi virava verso un clangore più acuto, una via di mezzo tra un’alabarda che cade e l’urlo gutturale di Rossi, quando scopre che c’era da studiare anche il capitolo 7. Il baccano aveva raggiunto livelli così sonori da essere percettibile in tutte le classi dell’ala principale dell’edificio, mentre chi si trovava suo malgrado a essere artefice dello schianto subiva un’irritazione così forte all’udito da essere indotto, istintivamente, a portare le mani a protezione dei timpani.
Va detto ora che gli edifici che ospitano gli istituti di istruzione secondaria superiore sono sotto l’egida delle Province. Interpellata a riguardo, l’Amministrazione aveva affermato di aver inserito già da lungo tempo tale porta in un elenco di lavori da eseguire “non appena fossero disponibili opportuni finanziamenti”. Tuttavia, stanco di subire quel continuo frastuono (la porta veniva aperta e chiusa alcune centinaia di volte ogni giorno) un Docente si era detto disponibile a procedere a sue spese con una banale modifica che riconducesse il serramento ad una funzionalità accettabile e ad emissioni acustiche azzerate. Con l’autorizzazione del Dirigente scolastico aveva pertanto acquistato un paio di rotelline industriali che opportunamente fissate “in punta” alla porta, avrebbero retto facilmente il carico che le martoriate cerniere non erano più in grado di sopportare. Detto fatto: si sarebbe coinvolta una classe ed il lavoro sarebbe stato svolto in un pomeriggio convenuto.
Ma… Ecco che la mattina di quella stessa giornata si presentano invece due tecnici manutentori della Provincia. Sembra quasi un appuntamento concordato. I due giovani, in realtà, sono arrivati per piazzare i soliti inutili cardini ausiliari. Contattati dal Docente e dopo opportuna discussione, si convincono alla fine che la soluzione delle rotelline inferiori è assolutamente più performante. Tuttavia stentano a capire come devono essere fissate. E qui, forse, dovevano intravedersi i primi indizi preoccupanti; ma si sa, bisogna dar credito ai giovani e non dare sempre loro addosso. Poco importa se il docente è un ingegnere civile. I due hanno dalla loro parte la baldanza e la spregiudicatezza della fantasia. Quello che non hanno sono le punte di trapano. Il trapano, quello sì, ma le punte latitano.
– Allora, possiamo usare queste rotelline? – chiedono.
– Le ho comprate apposta… – conferma il Docente – insieme alle staffe, alla bulloneria e alle barre filettate.
Con un po’ di fatica spiega come fissare il tutto attraverso due fori passanti nel telaio, in modo da realizzare un apparato durevole, robusto. Il materiale è tutto lì pronto, messo a disposizione dall’Insegnante. Le punte del trapano si recuperano da un Bidello di buona volontà e il gioco sembra fatto. Poi, il Docente deve ovviamente attendere ai suoi impegni in classe e lascia i manutentori al lavoro. Quando è l’ora di uscita dalla scuola scopre che le rotelline sono state installate, ma con delle semplici viti autofilettanti. Operazione non molto virtuosa, per quanto l’accrocco sembra reggere decentemente, la porta ruota senza problemi e il frastuono è cessato. Parrebbe il classico lieto fine, se non fosse per l’ingegno italico. Siamo o non siamo i discendenti di Da Vinci? Possiamo accontentarci di soluzioni pratiche, di buon senso?
Il mattino seguente, il Docente scopre con sorpresa che le rotelline non ci sono più. I due tecnici della Provincia sono tornati sul posto di prima mattina e le hanno tolte.
Funzionavano troppo bene? Non è dato sapere. In alternativa, hanno installato un sistema antifurto di nuova generazione che allerta la porta d’ingresso secondo una concezione rivoluzionaria. Il dispositivo è costituito da una delle vecchie e gloriose cernierette di prima istanza, ma (e qui sta la genialata), MONTATA AL CONTRARIO, come può vedersi nella fotografia a corredo dell’articolo. Il sistema, diciamolo subito, non ha funzione prettamente antintrusione, ma impedisce a qualsivoglia ladro di portarsi via la porta. Infatti, il nuovo cardine, mentre non aiuta a sorreggere l’anta (notare la patetica vitina inerte posta sotto la mappa) impedisce che la stessa possa essere sfilata verso l’alto, rendendola completamente inamovibile. In aggiunta, è stato associato un sofisticato allarme sonoro costituito dal vecchio stridio che, ad ogni nuova apertura, sta rapidamente tornando a valori insostenibili. In questa maniera, se un malvivente volesse tentare la sottrazione dell’anta vintage di un Istituto scolastico, sarebbe spacciato. Allertate dal ben noto strepito iniziale, le forze dell’ordine troverebbero il mariuolo occupato nel velleitario tentativo di sfilare l’anta e non avrebbero difficoltà a sopraffarlo.
Delle rotelline e del resto del materiale, come pure delle punte di trapano, nessuna traccia: conglobate nella dotazione provinciale (soprattutto le punte, ché senza di esse il trapano mette tristezza). Sacrificate per la gloria di altre imprese, può essere. L’importante è fermare i ladri, quelli veri.
Venite pure, o epigoni di Arsène! Tentate la sorte, accoliti di Bartolomeo Pestalozzi da Pinerolo (solo per esperti). L’anta è nostra e tale rimarrà in saecula saeculorum! Stridio compreso.
N.B. La Provincia assicura che durante tutte le operazioni di ripristino e/o installazione, nessun telaio di alluminio è stato maltrattato.

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Fedele rappresentazione di certo “genio” italico. Ben fatto.
“Ebbene sì, maledetto Carter ! … e l’ultimo chiuda la porta”
Così “funzionano” le cose, qui da noi!