Chissà come avrebbe festeggiato James Joyce il suo compleanno se fosse vissuto ai nostri tempi, una ricorrenza solo due giorni dopo la Brexit. Forse avrebbe ripreso e riadattato un suo vecchio poemetto, Dooleysprudence, dove Mr. Dooley parla della guerra e termina dicendo:
La povera Europa si trascina
Come il gregge alla carneficina
In un’Europa ai suoi tempi inesistente e divisa si può dire che James sia uno scrittore europeo. L’Ulisse termina con le parole “Trieste-Zurich-Paris, 1914-1921”. James nei fatti è cittadino d’Europa e lascia Dublino, che gli sta stretta, assieme a Nora nel 1904 per finire a Trieste. La ama in quanto città incrocio di culture. L’Ulisse, ma non ditelo ad un irlandese che si potrebbe offendere, non sarebbe stato lo stesso se egli fosse rimasto a Dublino. Deve andarsene da Trieste con la prima guerra mondiale in quanto “nemico”. Ci tornerà alla fine ma troverà una Trieste chiusa, nazionalista e se ne andrà. Gran parte degli anni successivi li passerà a Parigi diventato il nuovo centro della cultura europea.
Joyce respira Europa e la cultura europea lo ispira. Da giovane amava il norvegese Ibsen, lo definirà il più grande poeta europeo. Nei suoi lavori ci sono tracce di Flaubert, Svevo, Hemingway, Beckett, Ezra Pound. Nell’Ulisse Leopold Bloom è un irlandese con avi ebrei ungheresi ed una moglie di Gibilterra, dove peraltro si trova l’unico monumento dedicato a Molly Bloom. Stephen invece è Dublinese con nome greco e beve the nero in stile francese.
Ricordiamo infine le parole di Dedalus in “Ritratto di un’artista da giovane”:
“Sono democratico e lavorerò ed agirò per la libertà sociale e uguaglianza tra le classi e generi nella Unione Europea degli Stati del futuro”
Auguri James (Ed anche all’Europa)