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Jane Urquhart e le parole come perline sul marmo

PAROLE

Ho sempre avuto troppo da dire
le parole argute sono conchiglie
da oceani sovrani
un eterno ricordo

versa parole nel corpetto
indossale
su e giù per le scale

forma una collana divertente
fatta di parole senti il loro clic
quando le infili insieme

le sto spargendo dietro il mio ventaglio
riempiono i miei occhi con
parole di collana

poi ci sono silenzi vuoto
nelle stanze che egli
visita di rado

finché il filo si spezza
e le parole si spandono al suolo

come perline sul marmo
in cerca di più libere destinazioni

parole

 

“Parole” di Jane Urquhart letta da Anna Toscano

 

Jane Urquhart ricorre alla poesia per indagare la storia e la natura, per indagare l’umano. L’osservazione del reale contesto in cui si trova la porta a porsi delle domande, a cercare i fatti, a conoscerne i dettagli e a immergersi nella storia per ricostruirne le vicende umane. Così, di fronte all’addomesticamento della natura dei giardini della Reggia di Versailles, si è domandata che uomo sarà stato mai con le donne re Luigi XIV, che si imponeva in tal modo sulla natura. Le sue poesie ricreano alcuni rapporti amorosi del re con le sue amanti, dell’uomo potente e dispotico con le donne. Le parole poetiche di Urquhart danno voce a donne che forse poco hanno potuto poco dire della loro vita affettiva. Sono le amanti che dicono della loro presenza silenziosa nel palazzo nell’immedesimazione coi muti oggetti “la mia veste nasconde / la struttura delle stanze”. Le parole che loro non hanno ricevuto – “[…] non parlare alle donne / passeggia con loro oltre le fontane / riempi i loro occhi di fiori / ma a loro non parlare mai / o verranno a infrangerti […]” – e che non hanno detto, le hanno potute solo indossare: “versa le parole nel corpetto”, per portarsele appresso come “un eterno ricordo”, si fanno collana e riempiono gli occhi perché vi sono stanze di assenza fino a quando il filo si spezza in cerca di “più libere destinazioni”. Dai versi di Urquhart escono silenzi secolari e mani dell’uomo “come / antichi dolori /che ti tocca /senza amore”: voci di allora, come di oggi.

 

Jane Urquhar, Qualche altro giardino, Del Vecchio Editore, Milano, 2007

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