La ballata dell’ipocondria (o del vibrione innamorato)

C’è qualcosa di straordinario nella musica napoletana: la continua capacità di fare i conti con il proprio passato per rinnovarsi, per rinascere e porsi al centro della scena internazionale. È così ormai da secoli. Canzoni scritte nel Settecento e nell’Ottocento sono giunte a noi reinterpretate, arrangiate con sonorità sempre diverse.
Renato Carosone, Pino Daniele, solo per citare alcuni nomi, hanno cantato il dialetto con i ritmi del rock e del blues, Roberto De Simone e la Nuova Compagnia di Canto Popolare hanno operato una riflessione sui temi della musica popolare, rendendola attuale.
Napoli ha questo dono particolare, saper coniugare la cultura delle classi subalterne con le avanguardie artistiche. L’equilibrio alchemico in cui situazioni umane, sociali e culturali radicalmente diverse sanno convivere, spesso produce opere geniali.
La Ballata dell’Ipocondria (o del vibrione innamorato) di Canio Loguercio ed il video di Antonello Matarazzo lasciano stupefatti per la dirompente potenza visiva delle immagini e per il modo in cui la musica del passato interagisce con le sonorità del presente.
Immagini, parole, ritmi, suoni, coreografie si susseguono vertiginosamente, le tradizioni e le avanguardie dialogano con il magma della quotidianità, la gestualità degli attori, le voci e i suoni ci riportano tra i vicoli dei quartieri, evocando paure ancestrali. Tema della ballata, come sempre, l’amore… “un vibrione innamorato”.

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La musica colta e popolare del duo Loguercio-D’alessandro al Parco della Musica di Roma 11 gennaio

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