La Baronessa del Dadaismo

Elsa Hildegard Plotz, che divenne la ‘Baronessa’ von Freytag-Loringhoven (1874 – 1927) era figlia di un muratore della Pomerania. Si formò come attrice di vaudeville tra Berlino e Monaco di Baviera, dove seguì anche una scuola d’arte. Sposata con l’architetto August Endell, visse una relazione a tre con il marito ed un suo amico, il poeta Felix Greve, assieme al quale dopo alcuni anni si unì stabilendosi negli USA.
Esaurito anche il rapporto d’amore con Greve, Else visse facendo la modella per artisti tra Cincinnati e Philadelphia prima di incontrare il barone tedesco Leopold von Freytag Loringhoven, che sposò nel 1913. Da allora divenne famosa come la ‘baronessa dadaista’ per la sua intensa frequentazione del mondo di avanguardia di New York, in primis Man Ray, e in seguito Marcel Duchamp.
La ‘baronessa’ pubblicò sue poesie sulla Little Review,dove pubblicava Joyce. Fu tra i pionieri della poesia sonora e visiva. Else creava oggetti estetici dipinti e sculture mediante assemblaggio, prelevando materiale dalla spazzatura e dalle strade.
Si faceva notare per un abbigliamento assolutamente eccentrico, che sfidava il gusto e le nozioni di lusso e moda femminile. Si adornava con cucchiaini a forma di monili e di orecchini, lattine, anelli per tendaggio ed altro.

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La baronessa si esibiva in spettacoli dove metteva in mostra la propria nudità, oppure abbigliandosi in forma androgina senza timore di rendere più percepibili le sue imperfezioni secondo un criterio anticonsumista e antiestetico del corpo femminile. L’arte del corpo della baronessa non era solo una scultura e un collage vivente, ma anche una forma di arte performativa dadaista.
In una lettera scritta alla sorella Suzanne datata 11 aprile 1917, Duchamp aveva fatto riferimento alla sua famosa ‘fontana’ ready made: “Una delle mie amiche con uno pseudonimo maschile, Richard Mutt, ha inviato un orinatoio di porcellana come una scultura”. Alcuni hanno sostenuto che l’amica in questione fosse proprio la Baronessa…
Nel 1923, Else Freytag-Loringhoven tornò a Berlino e subì il trauma della Germania devastata dal dopoguerra, vi rimase senza un soldo e giunse all’orlo della pazzia fin che non si trasferì a Parigi, grazie al sostegno di amici come Djuna Barnes e Peggy Guggenheim. Ma il 14 dicembre 1927 fu trovata morta nella sua abitazione per una fuga di gas. Non si seppe mai se fu incidente o suicidio.

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