State seguendo “Omicidio a Easttown”? E’ su Sky Atlantic. E’ perfetto. Perfetta è Kate Winslet, goffa, spettinata, senza trucco, la cui bellezza risalta e splende in ogni inquadratura, nella bocca amara dal disegno greco, nello sguardo che parla di un dolore indicibile. Che tremenda lezione per le attrici plasticate, lisce, opalescenti: e quindi brutte. La bellezza di Kate è in ciò che ha deciso di raccontare tacendo. La serie perfetta, raccontata, recitata, urlata e sussurrata come succede alle serie tv quando diventano arte. Ogni inquadratura ha il senso di una vita, americana, di profonda provincia, lontana, lontanissima da noi e che pure ci entra dentro a freccia. Forse perché di dolori indicibili siamo esperte, e li sappiamo leggere, quando sono raccontati così forte, così sinceramente. Lascerò perdere il plot, ce lo gusteremo piano piano, lo centellineremo puntata per puntata. L’arte – sì, la chiamo arte, questa tv qui – io la chiamo arte – perché solo l’arte dona gioia anche quando è fatta di dolore, che è bella anche quando mostra squallore, che è vita anche quando indica la morte.
Perché in fondo voglio solo parlare della bellezza di una donna, dell’attrice Kate Winslet, che ha deciso di mostrarsi così. Così. Il viso è nudo e la bellezza vi esplode, libera da convenzioni, da obblighi. Dalle deformazioni servili della subalternità. Kate bella lo è nata, non voglio raccontarmi favole, bella, bellissima. Ma, qui, si è presa in mano il potere di mostrarla tutta senza maschere, la sua bellezza. La impone come fosse una dea triste e corrusca, tenera e temibile. La vera bellezza, che il mondo abitualmente nasconde, perché è insopportabile da guardare, tanto quanto lo è il dolore più profondo, quello di cui Mare Sheehan, l’investigatrice protagonista della serie, non può parlare con nessuno.