Il 30 novembre del ’46, avvenne a Milano, nella zona di Porta Venezia, uno dei delitti più efferati e atroci nella storia della capitale lombarda. Una madre e i suoi tre bambini – il più piccolo seduto sul seggiolone con il bavaglino ancora al collo – furono trucidati a colpi di bastone. Uno spettacolo da film horror si presentò davanti agli occhi degli inquirenti. Tra i giornalisti riusciti a intrufolarsi nell’appartamento, prima di essere cacciati in malo modo dagli agenti, anche lo scrittore Dino Buzzati, già famoso all’epoca per i suoi romanzi e cronista di nera del Corriere.
Mamma e figli erano giunti da poco dalla Sicilia e si erano sistemati nell’appartamento di Via San Gregorio 40, dove viveva il marito di lei, tale Ricciardi, noto per le sue scappatelle amorose e sessuali con altre donne. Dopo i primi riscontri investigativi fu individuata con totale sicurezza l’autrice della strage: Rina Fort, friulana, anticonformista e amante del Ricciardi, gelosa della ingombrante famiglia cui aveva dovuto far posto nell’appartamento.
Buzzati, continuò ad avere sempre più di un dubbio su come fossero andate realmente le cose, ma visto che (dopo numerose torture in cella) la donna confessò ma poi ritrattò, lo scrittore del “Deserto dei Tartari”, dovette mettersi l’animo in pace. E la “Belva di Via San Gregorio” come veniva chiamata in giro, rimase simbolo dell’efferatezza.
Quasi 80 anni dopo, lo stesso giorno, nello stesso stabile, avviene un altro inspiegabile delitto che i più avvertiti e i più anziani ricollegarono al caso di Rina Fort. Tra questi la leggendaria magliaia Delia, regina incontrastata dell’ormai quadrilatero della moda, che riusciva a far andare avanti la sua storica bottega artigiana, andando di filo e cucito e soprattutto facendo andare a mille il suo fiuto per risolvere misteri e scovare assassini.
Nonostante l’età avanzata, le stampelle che a mala pena la reggevano in piedi, il negozio che per praticità era diventato casa oltre che bottega, cominciò a indagare sul nuovo morto trovato nell’appartamento dalla colf. Affiancata dal fido ispettore Masini – doveva essere il contrario ma tant’è, aiutata da amiche e amici e da una signora addirittura più vecchia di lei, di nome Zelda, cominciò a scovare nella vita della vittima Mattia Crisafulli, un influencer da oltre un milione di follower.
Anche in questo caso, due donne si sovrappongono nell’esistenza del Crisafulli: la sua personal shopper, Tamara e la moglie americana, la deliziosa Michelle. La vicenda si fa sempre più fitta, costellata di nuovi morti ma Delia e Masini non demordono, fino ad arrivare alla risoluzione del caso, più ingarbugliato che mai.
Mauro Biagini, copywriter di successo, ormai in pianta stabile anche lui in quel di Porta Venezia, ci trasporta lungo le sue vie e i suoi labirinti “noir”, non perdendo mai il ritmo della storia e la sottoscritta che vive in zona anche lei, non può fare a meno di consigliarvelo con entusiasmo.
Mauro Biagini: La Belva di via San Gregorio – Fratelli Frilli ed.- 2025
Racconto molto coinvolgente che riporta ad esperienze personali, proprio dell’area di Porta Venezia, dove il camminare per strade e vicoli mi dava come una sferzata di ossigenazione cerebrale, forse perchè il pensiero andava ad un angelo biondo, bellissimo che lì abitava in una bellissima mansarda arredata con gusto. Eravamo molto amici ed in un qualche modo eravamo colleghi perchè una volta a settimana (per due giorni) mi trasferivo da Torino a Milano per curare la comunicazione della mia azienda (fondata nel 1914 e leader di mercato nel suo settore), dove la mia controparte con la quale discutevo la mia visione era questa giovane donna assolutamente preparata che alla fine sempre mi convinceva sulla sua proposta. Eravamo amici sul serio, lei era molto più giovane di me ed io notoriamene sposato e con figli, La nostra gioia era cenare insieme, stappare una ottima bottiglia di vino e chiacchierare fino a tardi su “cosa avremmo voluto fare da grandi”, in quello spazio bellissimo che da una vetrata mi presentava le luci di una città sempre sveglia. Oggi entrambi abbiamo raggiunto gli obiettivi di vita, ma mai posso dimenticare i mie quattro anni di Torino-Milano, dove il successo del mio brand (a detta dei miei colleghi di altre aziende) era dato da quel capello biondo che “ci metteva mano”. Bella Porta Venezia!
grazie Paolo
Bel ricordo!
ritrattò