Il signor Alfonso osservava sua moglie. La donna era alle prese con una lisciveuse, così si chiamava la nonna della moderna lavatrice. Era un pentolone con un grosso tubo dalla sommità bucata che lasciava tracimare l’acqua in ebollizione, mista alla liscivia. E se al posto della liscivia ci fosse il caffè? – si chiese il signor Alfonso.
Tornò in fonderia, una delle più avviate imprese piemontesi degli anni Trenta, e si mise all’opera. Il pentolone divenne un pentolino, a sezione ottagonale e rastremato verso l’alto. A protezione del becco bucato un altro pentolino, ma rastremato verso il basso, e con il manico in bachelite.
L’aspetto era quello di una clessidra in alluminio. Sì, proprio una clessidra! Perché esiste forse un modo migliore di trascorrere il tempo di quello in compagnia di un buon caffè? Grazie a sua moglie e alla lavatrice, Alfonso Bialetti inventò la Moka.
Poi nel dopoguerra suo figlio ci mise la faccia, o meglio, i baffi. Nell’Italia in bianco e nero di Carosello, Renato Bialetti diventa l’omino con i baffi, elegante cartoon che inaugura un’avanguardista campagna di comunicazione, Un espresso meglio che al bar, un prodotto Bialetti. Fu, lui stesso, testimonial della più amata delle caffettiere, un’intramontabile leggenda del design Made in Italy.