Com’è bello il suono della campana! E per me non aveva mai suonato. Non ci furono feste al mio battesimo, ci pensò la levatrice, di corsa, per paura che andassi subito all’inferno. Don Vincenzo fece a tempo a venire giusto per recitare due salmi alla mamma. Non l’ho mai conosciuta la mamma. Mi tirarono fuori a forza, facendo di me lo scemo del villaggio. Da bambino non ho fatto la Prima Comunione, don Vincenzo disse che era una cosa che io non potevo capire. Non ho mai saputo quanta intelligenza ci vuole per accogliere Gesù, non ho trovato la risposta in nessun pezzo di pane.
Vidi gli altri bambini vestiti di blu e di bianco, io ridevo perché erano contenti e la gente rideva di me, mentre la campana suonava. Poi si sono tutti sposati, tutti tranne me, ma io ero sempre là. Era bello vederli ancora felici, sentire la campana suonare per loro. Oggi invece sono tutti tristi, mi guardano mentre passo, ma non mi vedono. Solo questa signora gentile vestita di bianco sorride e mi tiene per mano. Mi parla come se mi conoscesse; è più giovane di me, ma non ricordo quando la campana suonò per la sua festa. Stiamo andando in chiesa, oggi mi faranno entrare. Quattro impiegati del comune tengono la cassa in spalla, io sto dentro, sdraiato. Mi hanno messo il vestito buono della domenica. Don Vincenzo stavolta dirà una preghiera anche per me, forse solo due salmi, ma la campana è tutta per il mio funerale. La gente oggi non è allegra, non c’è più lo scemo per riderci dietro, e non hanno abbastanza specchi per ridere di sé.