La Canzone compie cinquanta anni

Mi son svegliato e aveva appena compiuto cinquant’anni. No, non lo scrivente, magari. 29 Settembre, la canzone.
Ora mi metto a rimuginare un po’, l’argomento, forse, merita. Quell’attacco indimenticabile, la chitarra di Ceccarelli che galleggia sul basso controtempo del gigante Victor e poi subito la voce inconfondibile di Maurizio Vandelli, quel falsetto che in milioni di ragazzi capelloni abbiamo tentato di imitare senza riuscirci, nel 1967 e poi per tutti i cinquant’anni a seguire.
La copertina sapeva già di peccaminoso, di realtà distorta, di porte della percezione ampiamente superate in direzione dell’ignoto. Una foto deformata da chissà quale obiettivo ci fa vedere quattro tizi vestiti in modo assurdo, ed è l’Equipe 84, la band italiana più talentuosa e visionaria dell’epoca. Quando tutti i gruppi beat nostrani si sfiancavano in cover più o meno riuscite dei formidabili pezzi che venivano dal Regno Unito e dagli USA, padroni incontrastati della musica nuova, loro si affidavano a quanto di meglio era reperibile qui, parole e musica. Mogol, testi immortali. Battisti, un genio che Pete Townshend degli Who (mica pizza e fichi) voleva con sé a Londra, a scrivere e cantare canzoni in inglese ma poi non se ne fece nulla perché Lucio l’accento romano proprio non se lo scrollava di dosso.
Insomma, la mia cameretta era piena di quelle note dalla mattina alla sera e tutto il condominio la cantava a squarciagola insieme a me, visto che di zittirmi non c’era verso. Alla fine la cantavano anche babbo e mamma, che è tutto dire, vi assicuro.
Poi, la genialata dell’inserto parlato. La voce di uno speaker che, si presume al mattino di una nottataccia trascorsa in amori clandestini ed eccessi alcolici, ti sbatte in faccia il giornale radio. Tutti schierati, i ministri dell’epoca, in ricorrenza del ventinove settembre. Lui invece, sarà mezzogiorno, mezzogiorno di fuoco, si sveglia ed è pentito. E’ tornato il bravo ragazzo, il buon cattolico di sempre. L’ipocrita, manco si lava la faccia ed è già al telefono, e poi lo immaginiamo in strada, a cercare lei che non sa niente della sua avventura e magari è in piazza, a celebrare il 29 settembre insieme a una folla di bandiere multicolori.
Non sa niente, lei. Speriamo che non senta la canzone, nei prossimi cinquant’anni. Perché, a conti fatti, meglio così, dai.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto