Giù il cappello, signori. Passa la canzone perfetta, la summa di anni e anni di rock di sublime qualità. E passa da signora, davanti a una platea diversa da quella strafatta e cenciosa del rock di quei tempi: “Stairway to Heaven“, parto del mito Led Zeppelin viene eseguita nel corso del Kennedy Center Honors, a Washington, davanti al Presidente Obama e alla sua grande Michelle, dalle sorelle Ann e Nancy Wilson, voci che provengono direttamente dal paradiso. E’il 2 dicembre 2012 e i tre membri della band ancora in vita, Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones assistono tutti in ghingheri, sul palco d’onore e con la medaglia da Commendatori dell’Ordine dell’Impero Britannico ben in vista, a una celebrazione che quando “Led Zeppelin 4” uscì, nel 1971, nessuno avrebbe mai creduto possibile.
E’ la vittoria della ribalda cultura rock sull’establishment o il contrario? Ardua domanda cui non osiamo rispondere.
Meglio concentrarsi sulle espressioni dei tre vecchi leoni sul palco. Robert Plant è letteralmente impietrito. Scambia qualche occhiata di circostanza all’intorno, ma quando alla batteria si presenta Jason Bonham, figlio di John detto Bonzo, grande martire della band, si alza in piedi sconvolto dall’emozione. Jimmy Page invece è l’immagine del british self control, perfetto ed elegantissimo in uno smoking che invece sembra stonare addosso ai compagni di mille battaglie. Ma quando la canzone si scalda e le chitarre cominciano a bruciare la cascata di note più suonata e strimpellata nelle cantine di tutto il mondo nemmeno lui resiste. Comincia a muovere la testa a ritmo insieme agli altri due, accennando sottovoce le parole del testo, senza peraltro perdere il suo inimitabile sorriso. Passano nella mente strani ed oscuri pensieri, riesce difficile per noi comuni mortali collegare e coniugare una tale serenità con la ben nota fascinazione che il diabolico Aleister Crowley ha avuto su Jimmy, comprese le leggende intorno proprio a “Stairway to Heaven”, ricca di presunti messaggi satanici se ascoltata al contrario.
” Oh here’s my sweet Satan, the one [whose] little path won’t make me sad, whose power is saint…”
Plant è commosso fino alle lacrime, perchè la performance delle due sorelle Wilson, di Jason e della band sul palco, corroborata da un robusto coro di gentlemen in bombetta, è di quelle memorabili e l’emozione ha travolto tutti.
Il rock è così, tutto e il contrario di tutto. Forza, amore e ribellione, un marchio che la mia generazione ha tatuato sulla pelle, indelebile. Prendere o lasciare.