La casa delle estati lontane

Tre sorelle, che vivono in Francia, si ritrovano nella casa dei genitori, entrambi morti, in un paesino vicino a Tel Aviv. La casa è vecchia e malmessa, l’impianto elettrico salta ogni 5 minuti e il giardino è invaso dalla sterpaglia. L’idea è di darle una sistemata e di venderla al più presto per ricavarne soldi da investire in altri progetti.
Shirel Amitay, al suo debutto come regista dopo una lunga carriera di tecnico cinematografico, ambienta la vicenda nel 1995 quando in Israele, dopo lo storico incontro tra Rabin, Arafat e Clinton, la speranza di pace s’è fatta più tangibile.
La complicità tra le sorelle, un po’ persa dopo anni trascorsi lontane l’una dall’altra, si rinsalda tra le mura della casa che trasuda ricordi e nostalgie delle estati passate.
La più grande, Darel, è quella che raccoglie l’eredità materna, sempre in cucina a preparare piatti di antico sapore, mentre la sorella di mezzo, Cali, si occupa di disinfestare il cortile e Asia, la minore, vaga per le stanze in cerca di una sua identità, che non sa dove trovare.
Di taglio teatrale, girato tutto negli interni o appena fuori, nel cortile, “La casa delle estati lontane” è un film tenero e toccante.

Le tre protagoniste, bravissime, sembrano davvero conoscersi fin dall’infanzia, i momenti di intimità, le risate, i dialoghi anche pungenti, visto che non sempre concordano su tutto, sono di una naturalezza commovente.
Ma la vera star è la casa, con i suoi mobili raffazzonati, il giardino incolto e le testimonianze del passato che continuano a vivere, ad animarsi.

Bellissima la fotografia che insiste sui paesaggi bruciati dal sole, sul mare che si allarga tiepido e scuro illuminato da una fetta di luna. Mentre su tutto incombe la storia di Israele, che si intreccia con quella delle sorelle.

I filmati che riportano i discorsi di Rabin coraggiosi e pieni di speranza… Speranza che, a dispetto dei tragici avvenimenti di quegli anni, germoglia nei cuori delle tre ragazze e che le spingerà a intraprendere strade diverse da quelle che sembravano segnate.

La casa delle estati lontane di Shirel Amitay (Israele-Francia 2015)

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