LA CASA DI ROMA

Una famiglia complessa, dalle radici lunghe che partono dalla Puglia contadina con il capostipite Giovanni detto Nannino e sua moglie Caterina, proprietaria terriera, per arrivare nella Roma borghese del quartiere Prati. Una famiglia aggrovigliata e piena di contraddizioni le cui vicende accompagnano la storia italiana dagli anni 20 a oggi. Non fosse stato per Marco – trentenne curioso che di mestiere fa lo sceneggiatore – il groviglio, le incomprensioni, i rancori sarebbero rimasti lì dov’erano anche se ancora sobbollono sotto le ceneri. Ma il giovane chiama in causa la madre Anita e lo zio Raffaello perché lo aiutino a ricostruire con i loro ricordi il delicato puzzle delle sue origini, da trasformare poi in un libro.
Pierluigi Battista (classe ’55) firma un romanzo epistolare, “La casa di Roma“, che si potrebbe anche intitolare “Le Rouge et le Noir” (Stendhal) dati gli indirizzi politici che caratterizzano i due filoni familiari: i primi discendenti, Raimondo ed Emanuele, nati l’uno nell’anno della rivoluzione bolscevica, l’altro alla vigilia della Marcia su Roma, diventano l’emblema dell’Italia divisa a metà, il primo diventa e resta “comunista granitico” eroe della Resistenza e professore insigne; il secondo “fascista antropologico”, regista di quart’ordine a Cinecittà. I fratelli Grimaldi, l’un contro l’altro armato sul piano ideologico, convivono però nella grande casa romana che porta il nome della madre, insieme ai figli che diventeranno poi, ma al contrario, i loro successori: il figlio del comunista diventerà fascista e viceversa. Il progetto del giovane Marco scompiglia ulteriormente gli equilibri già fragili del gruppo e le email che gli inviano la mamma Anita e lo zio Raffaello – che lui fa girare, a loro insaputa, tra tutti gli altri – fanno scoppiare il vaso già incrinato. In un vortice di ripicche e rivelazioni devastanti che dal primo dopoguerra si trascinano attraverso il ’68 fino ai nostri giorni, i componenti della famiglia vengono tutti passati al microscopio e pare che nessuno si salvi, tranne alcune figure femminili come quella della stravagante zia Letizia o della dolce Luisa. La corrispondenza tra i tre è tesa, a volte tenera, a volte rabbiosa e il lettore si identifica a volte con Anita, la professoressa di storia dell’Arte, a volte – più spesso – con suo fratello Raffaello che – per chi scrive – è l’alter Ego di Battista, sia nella sua professione di giornalista sia nel tenero rimpianto per la moglie prematuramente scomparsa. Una scrittura accurata quella di Battista, quasi le email fossero vergate a mano con la cura grafica di un tempo, suggestive le liste che stila Raffaello, i brani di canzoni che aprono i capitoli e la scena in cui i cugini si ritrovano, dopo un funerale, davanti a un piatto di spaghetti scotti e ubriachi persi a cantare insieme “Ma come fanno i marinai“. Un libro da centellinare, triste ma pieno di ironia, in cui ciascuno di noi ritrova un po’ di se stesso e della sua storia.
La casa di RomaLa Nave di Teseo ed. – pag. 304 – Uscita settembre 2021
La casa di Roma

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