Come eravamo di Costanza Firrao
Il regista francese di origine armena Robert Guédiguian, dà forma, iniettando in ogni singolo attore qualcosa di sé, alle sue origini e alla sua visione del mondo. I tre fratelli hanno preso strade diverse nella vita: Angèle ( interpretata da Ariane Ascaride, sua compagna anche nella vita) è un’attrice di teatro perennemente in tournée; Joseph (Jean Pierre Darroussin), è un caustico professore in pensione; Armand (Gérard Meylan), è l’unico rimasto in paese a occuparsi del padre e della trattoria da lui gestita fino a poco tempo prima.
Tre anime in pena chiuse nei loro risentimenti, paure, pregiudizi reciproci, ma la presenza muta del padre costretto sulla carrozzina, gli occhi vacui che sembrano guardare oltre l’azzurro che lo circonda, li costringe alla convivenza e alla riscoperta dei vincoli famigliari che, a dispetto di tutto, ancora li lega. E, oltre loro, le vite e le vicende di altri, complesse, dolorose, attuali nella loro quotidiana emergenza, che li spingono a ritrovare anche se stessi in una dimensione solidale e liberatoria. A percorrere vecchi sentieri come quando erano bambini, a urlare insieme il proprio nome e incantarsi come fanciulli ad ascoltarne l’eco. Un “the way we were” aiutato anche da un sapiente e incredibile flash back (gli stessi attori in un film girato 30 anni prima dallo stesso regista), che sposta l’asse, spesso drammatico del film, in un affresco toccante – mai stucchevole – di come, nonostante l’età matura, si possa rimanere giovani nel cuore. E Bob Dylan che canta, nel finale, I want you (1978), completa la magia di questo film perfetto.
Un arcobaleno dopo il temporale di Giuliana Maldini
“La casa sul mare” è infatti una piccola grande storia dentro una baia di Marsiglia, in un villaggio di pescatori dove tutti si conoscono fin dall’infanzia. Anche stavolta il film è narrato con la delicatezza e sensibilità di sempre, all’insegna della nostalgia. Viene spontaneo paragonare Guédiguian ai fratelli Dardenne perché anche se le storie dei Dardenne sono ambientate in Belgio, i due registi raccontano contesti sociali simili, spesso proletari e difficili dove però a un certo punto si manifestano sentimenti inaspettati che daranno speranza e a volte soluzioni. La scena più emozionante è un breve “flash back” in cui rivediamo gli stessi attori in un vecchissimo film, allegri e giovanissimi. In “La casa sul mare” viene raccontato qualcosa di tutti noi e la nostra identificazione è inevitabile perché ci sono i ricordi, le ferite, il lutto, gli ideali infranti, amori finiti e amori nuovi, la malinconia del passato e il futuro incerto ma forse non del tutto negativo. Il film è come un arcobaleno dopo il temporale, ci coinvolge e ci avvolge di affettività, ci fa sorridere e ci commuove, ma soprattutto, come molti piccoli capolavori resta dentro di noi anche quando siamo tornati a casa.