A guardare il titolo e la foto trainante della serie, verrebbe da saltarla a piè pari: un bel polpettone in costume con fanciulle violate e filibustieri in armi. Ma se ci si ferma a sbirciare la prima puntata (di 12 belle lunghe) qualcosa spinge ad andare avanti. Innanzitutto la ricostruzione storica e la sceneggiatura. Ambientata nella Spagna del 1700, la vicenda si dipana sotto il regno di re Felipe V e nel ducato immaginario di Castamar: tra “Downton Abbey“, “Il pranzo di Babette” e “Elisa di Rivombrosa” la serie racconta la storia di Clara, una giovane di buona famiglia caduta in disgrazia dopo che il padre, medico nell’esercito, viene accusato di tradimento e condannato. La giovane, che nasconde accuratamente le proprie origini e che tenta di celare la grave forma di agorafobia di cui soffre, trova lavoro come aiuto-cuoca nella nobile magione del duca Don Diego, di sua madre donna Mercedes e del fratello Gabriel (meticcio, adottato da bambino per strapparlo alla schiavitù). Nonostante l’ostracismo della governante, Clara riesce presto a far emergere il suo talento in cucina: in breve tempo diventa prima cuoca, cucinando pietanze squisite e originali, presentate in tavola con architetture raffinate. Ed è questa, al di là della storia d’amore di cui non diciamo, la parte più affascinante della serie, la preparazione dei cibi come forma d’arte. Clara comincia, anche incoraggiata dalle attenzioni di Don Diego, a scrivere le sue ricette e la sua voce in controcampo le illustra mescolando erbe, spezie e profumi, a riflessioni acute sulla vita e il suo mutevole andamento. Femminista ante litteram, la giovane insinua nelle sue amiche cameriere, il germe della libertà di scelta – non si deve rinunciare alla propria libertà e ai propri sogni – dice alla collega Elisa, combattuta tra il desiderio di sposarsi e quello di crescere professionalmente. Tutti i personaggi, sia la “servitù” che la nobiltà della casa, classi rigidamente separate dalle usanze dell’epoca, svelano a poco a poco la loro vera natura e anche grazie a flash-back che fermano momenti salienti e inaspettati, il tableau vivant prende forma. Don Diego, uomo maturo, giusto e di buon cuore vive stancamente, afflitto dalla perdita della moglie; Donna Mercedes si circonda di nobili spesso ignobili nei loro giochi di potere; Gabriel continua a soffrire per la diversità della sua pelle. E accanto, gli intrighi di Corte, nobildonne che sembrano uscite dalla penna di de Laclos, libertini impenitenti, sciocche ragazzine altolocate pronte all’inganno pur di portare a termine i propri piani. Tutti ottimi gli interpreti a partire da Michelle Jenner nei panni di Clara, Roberto Enriquez in quelli di Don Diego. Un buon prodotto se non fosse per il finale troppo precipitoso e oleografico, in contrasto con l’accuratezza di tutti gli episodi.
“La cuoca di Castamar” – tratta dal romanzo omonimo di Fernando J. Múñez – Serie Tv su Netflix