La fine di un dittatore non è la fine di un uomo normale. Non è la mestizia della pensione, il ritiro a vita privata, ma un’ agonia lenta, senza ritorno. Al primo scricchiolio del potere, gli occhi del dittatore diventano feroci. La postura impettita tra due ali di folla che ancora lo acclama mostra lo sprezzo del pericolo. I proclami al popolo sono rassicuranti, perché la menzogna lo è. Il dittatore è drastico e non si piega, non accetta l’ombra che cala sugli esseri viventi. Quando la falla si allarga, e i marinai contano le scialuppe di salvataggio, lui è a prua e indica la rotta verso il triangolo delle bermude. Promettendo ricompense e onorificenze cerca di convincere i suoi ufficiali che l’abisso è solo leggenda.
La fine di un dittatore è la faccia tesa e terrea di chi sa che lo aspetta una catastrofe, che ciò che ha accumulato sottraendolo a tutti gli altri non basterà più a comprare una intera nazione e le nazioni vicine. Sarà solo, questo lo spaventa. Gli adulatori smetteranno di parlare, i suoi servi si ammutineranno, gli avversari, che non avevano neanche i resti dei suoi pasti, avranno lui da azzannare. Ciò che ha fatto negli anni della dittatura gli ritornerà contro in forma maligna. Il suo viso prenderà il pallore della paura e non della lussuria, perché le colpe e gli abusi, senza l’armatura della carica, caleranno come mannaie. Sarà insultato, deriso, giudicato nei luoghi appropriati.
La fine di un dittatore viene sempre acclamata, e quando accade si sparge una felicità contagiosa in chi è stato vessato, spogliato di tutto. La manipolazione con cui ha plasmato un popolo promettendo vie facili e luride al successo individuale è venuta alla luce. Il disprezzo per il bene comune è apparso nel suo fulgore. La negazione insistita della realtà dal suo trono d’avorio si è infranta contro l’evidenza schiacciante del falso.
Ora è finita. Come un puer aeternus circondato da ricchissimi giocattoli, batte i piedi per averne di più, ma in cuor suo sa che dovrà indossare i panni a righe di un vecchio delinquente dietro le sbarre. La fine di un dittatore è ignominiosa, squallida, è la caduta verticale di un prepotente che ha corrotto e infangato la vita di donne e uomini. E’ il prezzo senza sconti da pagare.