Una favola amniotica in cui, come in tutte le favole, ci sono i buoni e i cattivi: nella prima categoria vanno inseriti la principessa senza voce e il mostro marino, insieme con la donna di pulizie di colore, il pittore omosessuale e lo scienziato scrupoloso. Nella seconda, tutti i cattivi che popolavano l’America degli anni 60, in cui i nemici da eliminare ed emarginare erano i russi, i neri, i “pervertiti”. Cattivo per eccellenza è Strickland, responsabile militare dell’Istituto in cui viene rinchiuso uno strano essere, metà pesce metà uomo, destinato a studi e dissezioni scientifiche.
Con richiami a ET, alla Bella e alla Bestia, al cineasta di film di fantascienza Jack Arnold, ma anche al suo Labirinto del fauno (2006), il regista messicano Guillermo del Toro, attinge al repertorio fantasy e horror, per confezionare un film fuori dagli schemi, vintage nei suoni – meravigliosa la musica di Glenn Miller; nei colori appassiti degli interni delle case e delle insegne dei negozi, nella ricerca sia estetica che etica di ambienti e sensazioni démodé. Una storia d’amore – come recita la voce fuori campo – di amori estremi e impossibili, che pure riescono a esplicitarsi con naturalezza. Una storia di delicate amicizie: tra Elisa, la ragazza muta, e Zelda, la sua collega di colore; tra Elisa e Giles, il vicino di casa gay, autore di ritratti che nessuno vuole. E, nel contempo, spionaggio, suspence, effetti speciali, battute divertenti, scene acquatiche di grande suggestione e immagini di crudeltà senza limiti: 120 minuti rattrappiti sulla sedia a sperare che alla fine, come in tutte le favole che rispettino, vincano i buoni e i cattivi abbiano la peggio.
Ma La Forma dell’acqua (The shape of water) è molto più di un film di fantascienza, è una sfida ad andare oltre l’immaginario, a ripensare il mondo – non solo quello di ieri, soprattutto quello di oggi – come luogo tollerante nei confronti di ogni genere di diversità.
Leone d’Oro al Festival di Venezia, l’opera di del Toro è accreditata di 13 candidature agli Oscar. Nomination come attrice protagonista per la straordinaria Sally Hawkins (Elisa), come attrice non protagonista per Octavia Spencer (Zelda), indimenticabile in The Help e come attore non protagonista per Richard Jenkins, il timido Giles. Non le vincerà tutte le statuette, ma questa pellicola rivoluzionaria e poetica – cinema nella sua forma più alta – ne merita parecchie.
La forma dell’acqua di Guillermo del Toro – Usa 2017