Sapete, io penso una cosa. Il mondo, questo mondo senza una direzione o, se presente, sul pessimo andante, ha una sola possibilità per essere salvato.
Quella delle belle persone, quelle che ascoltano e provano ad aiutare. Anche quando non sarebbe affatto scontato.
Ecco, sono passati esattamente due anni da questa telefonata. Eppure io l’ho ancora ben viva nella mia mente. Come gli occhi rossi del sottoscritto al clic finale.
C’è una ragazza, una giovane ragazza.
Una ragazza di quelle per cui la vita è troppo cattiva. Di quelle che devono crescere in fretta. Di quelle che devono conciliare scuola e lavoro. E ci riescono.
Finché non vai in tilt, finché non hai tempo di domandarti nulla, perché puoi solamente più rispondere.
E così smetti di andare a scuola, anche se non vai mica male. Anche se manca un semestre al tuo esame di maturità.
Ma, a dispetto della dad e di quant’altro, a dispetto di due anni di pandemia, a dispetto dell’egoismo debordante, non va sempre male.
Perché c’è chi riesce a supplire al brutto con il bello. C’è chi una mano la tende, sempre. E, dio mio, che bello è sapere che, in qualunque campo e momento, c’è chi non ti lascia cadere da solo.
E allora riesco a sentirla, in lontananza, quella telefonata.
Ciao sono la tua prof, guarda che siamo qui, ti stiamo aspettando tutti quanti, noi e i tuoi compagni.
Sento una voce che risponde esile, giovane eppure grande, una voce che racconta il suo mondo, pesante ma anche con una porta ancora aperta.
Una decina di minuti. E quella chiusura.
Ok prof, grazie. Ci vediamo lunedì.
C’è un mondo là fuori, e non fa sempre schifo come ci viene dipinto.
E ci sono pure alcune lacrime sabaude, condite da un sorriso, in più.
Grazie @SimoneLorenzati @Aglaja <3