1992 – Pietro Rota torna dopo 12 anni di lontananza nella sua terra natia sul Lago d’Iseo. Montisola gli appare in tutta la sua maestosa bellezza con il suo carico di ricordi, amarezze, nostalgie. Se non fosse stato per il vecchio padre Nevio che lo ha richiamato a sé, sarebbe rimasto a Milano, dove era appunto quasi fuggito tempo prima. Peraltro nel capoluogo lombardo non lo tratteneva più nulla, se non il saltuario lavoro presso un giornaletto scandalistico e un cumulo di debiti da ripagare a un pericoloso strozzino.
Il padre lo ha voluto vicino – anche se poi quasi non lo saluta e lo tratta in modo burbero e assente – perché Emilio Ercoli, l’uomo e l’imprenditore più facoltoso dell’isola è stato assassinato in modo violento. E Nevio, che con lui non ha mai avuto buoni rapporti, viene sospettato del suo omicidio.
Pietro ripercorre le vecchie strade, tanti negozi e tante case non ci sono più o sono cambiate; quasi nessuno lo riconosce a parte il suo compagno di scuola Cristian, detto Cris, con il quale ha convissuto durante l’adolescenza. Terzo componente della coppia, Betta, una ragazzina sveglia e vivace, della quale entrambi erano innamorati. Ma nel frattempo, Betta, che voleva scappare con lui a Milano, dopo il suo rifiuto (di cui lui ora si pente) ha sposato Cristian e lo tratta con sufficienza.
Cris fa il vigile urbano, nella speranza un giorno di far carriera e di diventare agente. I due amici riprendono le vecchie abitudini (i bicchierini di liquore al fatiscente Bar del Porto, le passeggiate) e decidono di indagare assieme sull’omicidio dell’imprenditore, un vero terremoto nella vita sonnolenta dell’isola. Decidono quindi di risalire alle fonti e di scoprire quanto più possibile nei trascorsi di Ercoli.
Il passato si ripresenta con sprazzi di episodi, ormai dimenticati dai più, eppure inquietanti nella loro brutalità. Torna a galla la Repubblica di Salò con la torbida figura di Junio Valerio Borghese, comandante della Decima Flottiglia Mas, che proprio di Montisola aveva fatto una specie di feudo. Tanti abitanti ci avevano avuto a che fare, in primis Ercoli, che era sempre riuscito a nascondere i suoi rapporti scabrosi con il fascismo.
Spuntano protagonisti del tempo, dalla fantesca Luce ebrea e bellissima, all’ufficiale delle SS di stanza nell’isola, un cumulo di pezzetti che inizialmente Pietro e Cris non riescono a mettere insieme. I colpi di scena si susseguono e ciò che sembrava al fine risolto, si raggomitola senza un perché. Un thriller cupo, in cui i colpevoli non sono solo gli assassini ma anche coloro che hanno taciuto per ignavia.
Jacopo De Michelis, veneziano di nascita, ci conduce con ritmo placido ma serrato per quasi 600 pagine, attraverso gli anni del fascismo e dell’occupazione nazista, anni che vorremmo dimenticare eppure ancora presenti sotto altre forme e con altri protagonisti.
Jacopo De Michelis – LA MONTAGNA NEL LAGO – Giunti editore – 2024
Non letto. Spero sia decisamente migliore di quel “Stazione”, polpettone pieno di incongruenze ed errori col quale De Michelis ha esordito come Autore (tra mille sponsorizzazioni e giudizi trionfalistici).
Il precedente non l’ho letto, ma questo l’ho trovato molto ben scritto e dal ritmo incalzante
Da quanto leggo, e’ da leggere. Grazie