Donna colta ed elegante, laureata in lingue salmistrate all’Università della Vita, Suellen Lo Porco è nota al grande pubblico con lo pseudonimo di Donna Mestizia. Ella, nella storia del costume italiano, ricopre un ruolo significativo ed indiscusso di Signora del bon ton, del bon bon e del can can. Da anni educa le italiane e gli italiani alle arti della socievolezza, delle buone maniere e delle mode, con i suoi ineludibili consigli e suggerimenti, che dispensa con fascinosa generosità nella sua rubrica di piccola posta.
Giosué C.
Miei cari lettori, mi scrive il signor Giosuè C. da Valdicastello
Cara Donna Mestizia,
sono un uomo impulsivo eppure meditativo, intellettuale eppure mondano, burbero eppure romantico, ardente eppure sconfortato, istintivo eppure razionale, civilmente focoso eppure laicamente mistico, politicamente esuberante eppure storicamente disilluso: insomma, trascorro tra mille contraddizioni una vita che mi porta ora allo zenit ora al nadir.
Questa premessa per dirti come in questi giorni stia attraversando un periodo oscuro che pare travolgere in una melma infida ogni ideale, ogni passione.
Per esempio, oggi sono Presso una certosa e
Da quel verde, mestamente pertinace tra le foglie
Gialle e rosse de l’acacia, senza vento una si toglie:
E con fremito leggero
Par che passi un’anima.
Velo argenteo par la nebbia su ‘l ruscello che gorgoglia,
Tra la nebbia nel ruscello cade a perdersi la foglia.
Che sospira il cimitero,
Da’ cipressi, fievole?
Improvviso rompe il sole sopra l’umido mattino,
Navigando tra le bianche nubi l’aere azzurrino:
Si rallegra il bosco austero
Già del verno prèsago.
A me, prima che l’inverno stringa pur l’anima mia
Il tuo riso, o sacra luce, o divina poesia!
Il tuo canto, o padre Omero,
Pria che l’ombra avvolgami!
Questi sono i pensieri che mi attraversano, Donna Mestizia. Dunque il mondo che avevo sognato è andato perduto, fermato da questa civiltà decadente e buonista? Qual destino si prepara per l’anima mia, prossima ormai a un Nulla senza tempo?
Tuo inquieto
Giosuè C.
Caro Giosuè C. (ma sei sicuro di chiamarti così? Mmmh…),
La tua inquietudine è davvero motivata. La descrizione che dai di te stesso è, peraltro, prossima alla patologia schizoide di mio zio Gustavo, che da anni si avvale dell’assistenza della Clinica psichiatrica QuisiNsana.
Mi scrivi:
Da quel verde, mestamente pertinace tra le foglie
Gialle e rosse de l’acacia, senza vento una si toglie:
Spiegami, Giosuè: è un’alata metafora politica? Mi stai descrivendo l’ostinazione di un leghista che, mestamente, si toglie dalla ripudiata compagnia di un ortottero con ittero e da quella di un ex komunista?
E con fremito leggero
Par che passi un’anima.
L’anima padana, intendi? Se sì, più che “con un fremito leggero”, scriverei “con un sobbolire peristaltico”.
Velo argenteo par la nebbia su ‘l ruscello che gorgoglia,
Tra la nebbia nel ruscello cade a perdersi la foglia.
Ma certo! L’alata metafora prosegue con il leghista che torna alla sorgente del dio Po!
Che sospira il cimitero,
Da’ cipressi, fievole?
Mah… non saprei… Forse la, da te auspicata, fine della legislatura?
Improvviso rompe il sole sopra l’umido mattino,
Il sole rompe? Ma non rideva, nella prima repubblica?
Navigando tra le bianche nubi l’aere azzurrino:
Si rallegra il bosco austero
Già del verno prèsago.
Fammi capire: la reunion con gli antichi compagni azzurri è minacciata da un inverno (sondaggi infausti) incombente, mentre un bosco austero (il giardino del Quirinale?) se ne rallegra?
A me, prima che l’inverno stringa pur l’anima mia
Il tuo riso, o sacra luce, o divina poesia!
Capisco: temi di crepare senza poter tornare ai fasti del Papeete, ove risonava l’unz unz, che per te era divina poesia.
Il tuo canto, o padre Omero,
Pria che l’ombra avvolgami!
Eh sì, stai vivendo una vera Odissea e temi di non rivedere il Viminale, ops, la tua Itaca.
Insomma, Matteo, aka Giosuè, ti ho sgamato! Come vedi la tua salute mentale è seriamente minacciata da un ossessivo interesse per il potere. Cerca di distrarti, rilassati, guardati qualcosa di leggero e scacciapensieri (alle 20, ogni sera, su Rai1, c’è un’amena trasmissione che può distoglierti dai brutti pensieri, mi pare si chiami Tiggiuno). E poi, segui il mio consiglio, evita la Certosa: troppo liquore, anche se preparato dai frati, ti fa male.
Son colei che tutti vizia, son la tua
Donna Mestizia
P.S. Consolati: nella melma ci stiamo un po’ tutti.