La selva borra las fronteras. Cubre la inmensidad a ambos lados. Y sigue siendo extranjero, acá y en todas partes. “La giungla cancella i confini. Copre la vastità su entrambi i lati. Ed io continuo a sentirmi straniero, qui e ovunque.” @GaelGarciaB
Così twitta, tra poesia e rivoluzione, Gael, trentacinque anni, una vita come quelle dei film. Che sia un attore è solo una coincidenza. Gael García Bernal, messicano di Guadalajara, è uno degli ultimi rivoluzionari, e come tale dovrebbe essere proclamato Patrimonio dell’Umanità, lui che di umanità ne ha da vendere. Ha vissuto a lungo con un rivoluzionario vero, il subcomandante Marcos. Ma la sua rivoluzione, Gael, la fa con il cinema. È stato per ben due volte Che Guevara, in tv e ne I diari della motocicletta. Ha fondato la società di produzione Canana Films -Cartucciera Film – per aiutare i giovani cineasti latino-americani, a patto che i loro film siano ad alto contenuto social-rivoluzionario.
Lui, uomo libero che vorrebbe liberare tutti gli uomini in catene, è stato incatenato dall’amore di una donna, Dolores, confermando la famosa battuta morettiana: la vera libertà è essere in due. Ma noi che siamo innamorate di lui non siamo gelose. Perché un sogno, quando diventa possibile e reale, appartiene a tutti. E lo amiamo nonostante il corpo minuto, per quegli occhi verde smeraldo e quella bocca carnosa che promette baci ardenti. Perché Gael ci parla di erotismo con ogni mezzo.
L’ultimo suo twitt, solo ieri, è stato Pachanga misionera. Ajua! La pachanga è un genere musicale di origine cubana. Pare che Che Guevara definì il regime cubano Socialismo con pachanga. Cosa avrà voluto dire Gael con quel twitt? Una passione per il ballo caraibico, o una parola d’ordine per una nuova rivoluzione?
Guidato dalla passione di cuore e cervello, ha chiamato sua figlia Libertad. La passione di tante donne che si arruolerebbero volentieri nelle fila della sua rivoluzione, si chiama Gael.
Nota – L’ultimo film con Gael Garcìa Bernal è “No – I giorni dell’arcobaleno”, con la regia di Pablo Larraín. “No” ricostruisce la prima grande spallata al regime militare di Pinochet, dove Gael interpreta Saavedra, l’ideatore della campagna per il No che pose fine al regime dittatoriale.