La scomparsa del quattro (inteso come voto)

Un giorno De Pisis, mio compagno di scuola, svenne. Non avevo mai visto nessuno svenire, fu davvero strano. De Pisis era alla cattedra, interrogato dalla professoressa che non smetteva di tormentarlo con considerazioni su quanto non azzeccasse una risposta, su quanto era vergognosamente ignorante, sul godimento che avrebbe provato nell’ infliggergli un enorme quattro. E si dilungava, tra il divertito e il feroce, sul risalto che avrebbe avuto quel quattro, spiccando in mezzo agli altri voti come fosse l’ unica macchia infame in mezzo a tanti sette e otto. Cosa che non era, per la verità, in quanto il registro pullulava più che altro di quei cinque, cinque e mezzo, sei e sei meno che proliferano in tutte le scuole medie del mondo.
Ma lei niente, continuava implacabile nella sua filippica contro De Pisis, poveraccio, che la fissava immobile con un mezzo sorriso piantato in faccia, umiliato ma apparentemente sereno, consapevole della propria insipienza ma anche di quanto non potesse porvi in alcun modo rimedio.
Poi, all’ improvviso, il fatto. De Pisis sbianca e viene meno, perde i sensi. E lo fa non accasciandosi lentamente, magari con un braccio mezzo appoggiato alla cattedra come ci si aspetterebbe in casi simili. Macché. Cadde rigido all’ indietro, restando lungo com’era e tutto d’un pezzo, non so come dirvi. Vidi la testa di De Pisis sfiorare l’ angolo del primo banco e sparire, attaccata come sempre al resto del corpo, tipo il modo in cui cadono stecchiti i personaggi dei cartoni animati quando diventano, di colpo, inanimati per qualche buffo motivo. Una caduta epica, seguita dall’ inevitabile tonfo sordo sul pavimento di piastrelle bisunte della classe. Noi ci alzammo tutti, sbalorditi, per vedere che fine aveva fatto il nostro compagno sparito al di là dei banchi, coi più svelti già pronti a rianimarlo. Ma lui in pochi secondi si era già ripreso e aveva ancora sul viso, addirittura, il sorriso di prima della caduta.
La prof invece era lei, ora, ad essere bianca come un cencio, stava proprio male.
Il resto è il ricordo confuso di un grande trambusto, bidelli che entravano e uscivano, risate, battute e pacche sulle spalle di De Pisis. In ogni caso, questo è certo, il quattro venne, immeritatamente, cancellato per sempre dal registro.

5 commenti su “La scomparsa del quattro (inteso come voto)”

  1. FEDERICO MADERNO

    Ebbene (di là dai complimenti per chi ha scritto l’articolo), va detto che attualmente scene di questo tipo sono più che rare, addirittura “figlie uniche di madre vedova”. Perché in effetti, lasciatevelo dire da un docente, se oggi rifili non dico un quattro, ma addirittura un due ad uno studente che in quanto a collaborazione dimostra l’ostinata riluttanza di un picciotto in questura ( – Mi interrogarono per quattro ore, ma io nulla dissi! – ), puoi star certo che dopo pochi minuti lo vedi sghignazzare come se niente fosse.

    1. Aggiungo che il giorno dopo vieni aggredito dai genitori illivoriti e due giorni dopo vieni convocato dal Preside che ti chiede spiegazioni

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