La settimana di Chevin (col Ch)

Dopo una settimana di vacanza la scuola riapre. In quarta C, la maestra Clotilde Federici chiede agli alunni: – Bambini, sicuramente avrete passato tutti una bellissima settimana. Se c’è qualcuno che voglia raccontarla a tutta la classe, alzi la mano. Ehi, Chevin, che velocità! Dev’essere stata una settimana proprio bella per te! Dai, alzati in piedi che ti ascoltiamo. –
– Allora… io questa settimana mi sono divertito moltissimo. Lunedì notte il mio babbo mi ha portato a lavorare con lui. Il mio babbo è un ladro. Siamo entrati in un negozio, che poi prima abbiamo scassinato la serranda e poi anche la porta, ma piano, eh, per non farci sentire. Abbiamo portato via tutto quello che c’era in cassa, che quel coglione aveva lasciato lì tutto, e mio babbo lo sapeva che questo è uno poco sveglio. Siamo tornati a casa che erano quasi le cinque, e la mia mamma mi ha fatto la cioccolata calda, e il mio babbo era tutto allegro.
Martedì sera sono andato via con la mia mamma, che fa la puttana, e la fa alla zona industriale, che io pensavo che di notte non ci fosse nessuno e invece sono tantissime! M’hanno fatto tutte una gran festa, anzi che la Tatiana ha detto “Quando lo svezziamo questo giovanotto?” e tutte hanno riso, e anche io ho riso. La mia mamma per tre quattro volte è andata via con dei signori in macchina, però c’era sempre qualcuna a farmi compagnia. Siamo tornati che erano quasi le sei, e abbiamo portato a casa i bomboloni caldi.
Mercoledì, dopo la partita, io e mio fratello siamo andati giù al parco, dove lui spaccia. È uno sveglio mio fratello, vede lontano un chilometro se c’è qualcuno di poco affidabile, ed è molto famoso perché ha sempre della roba molto buona, perché lui la riconosce quando è tagliata male, e mi dice “A me non mi fregano con della porcheria, non me lo faccio mica mettere in quel posto!” Siamo anche dovuti scappare una volta che c’era una macchina della polizia che ficcava il naso, “‘sti stronzi”, come dice mio fratello. Siamo tornati che era l’alba, con un sacco di soldi, e mamma e babbo ci hanno fatto una gran festa, e mi hanno fatto assaggiare un po’ di caffè nella mia tazzona di latte.
Giovedì sera, la mamma aveva il turno in ospedale, e quando fa il turno al suo posto va lo zio, che quando va alla zona industriale, sembra proprio una donna, che se stai attento lo capisci solo un po’ dalla voce che è un maschio. La cosa che mi è piaciuta di più è che io lo chiamavo zio Ugo e lui si arrabbiava perché lo dovevo chiamare Venere. Mi ha portato a casa alle sette, ma prima mi ha fatto bere il primo cappuccino vero della mia vita.
Venerdì io e Maicol, mio cugino, siamo andati in giro a rovesciare i cassonetti dell’immondizia, e a un paio Maicol ci ha anche dato fuoco. Verso le quattro della mattina abbiamo suonato un sacco di campanelli, e pisciato sopra uno che dormiva sotto dei cartoni, poi alle cinque ci siamo trovati col babbo che aveva rubato in una casa, e non aveva potuto portarmi perché dentro c’era la gente che dormiva.
Sabato e domenica sera andati tutti al mare, io il mio babbo e mio zio a fregare le radio dalle macchine, fuori dalle discoteche, mentre mio fratello era dentro a vendere pastiglie, e mia mamma lavorava sul lungomare. È stato bello uscire tutti insieme per il fine settimana. Siamo tornati stamattina, giusto in tempo per fare colazione, perché come dice sempre la mia mamma, la colazione è il pasto più importante della giornata.-
Chevin si rimette a sedere, tutti i bambini e la maestra lo guardano senza fiatare. Dopo un buon minuto di silenzio quasi irreale, la signora Federici, con un filo di voce, serissima in volto, gli dice: – Chevin, puoi portarmi il quaderno, che devo scrivere una cosa per i tuoi genitori?-
Gentili signori Foschini, Chevin ci ha raccontato la sua settimana di vacanza. Vi confesso che sono rimasta sconvolta e sono seriamente preoccupata per il bambino. Non vorrei che questo venisse interpretato come un’interferenza nella sua educazione, ma ritengo, come insegnante, di dovervi far notare che a parere mio, Chevin non dorme abbastanza.

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