La strategia dell’Agatha

Il tre dicembre millenovecentoventisei l’infelicità di Agatha è arrivata ormai al punto massimo. Strati e strati di umiliazione e sofferenza, intrappolati dentro il cuore come nebbia dentro un bosco. Agatha ha appena scoperto che suo marito Archibald Christie la tradisce da mesi e sta per andare in vacanza con l’amante, non c’è più tempo da perdere, bisogna agire.

Ne L’arte della guerra, Sun Tzu ha scritto: «Il grande stratega è colui che sa vincere senza combattere».
La strategia di Agatha, è una non-azione. Sottraendosi al conflitto e senza dire nulla lascia Styles Court, la casa di campagna dove vive con Archibald. Il quattro dicembre la sua auto viene ritrovata, i freni disinseriti, in fondo a un burrone. Per undici lunghissimi giorni, nessuno sa dove cercarla. Lei, di solito così stanziale nel suo lavoro abitudinario di scrittrice già famosa. La sua scomparsa, per le autorità che la cercano, è un vero rompicapo. E i sospetti si fissano sul marito.
Agatha verrà ritrovata in un albergo di Harrogate dove, registrata con il nome della segretaria-amante di Archibald, si sta godendo l’insolita vacanza al posto del fedifrago. Era scomparsa – dichiarerà poi – nella speranza che al marito fossero addebitate la sparizione e l’occultamento del cadavere, e fargli così pagare caro il tradimento.
In tempi di femminicidio, potrebbe essere una strategia da seguire? Accendere, con una scomparsa ante factum, i riflettori su un problema. Sottrarsi al conflitto anticipando il nemico. Prima che il nemico anticipi noi.

 

 

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