Lodato dalla critica paludata e non, l’opera di Amelio ha tuttavia qualcosa di irrisolto. Forse nei dialoghi talvolta incomprensibili per la cadenza partenopea, forse – è questa l’impressione che alcuni di noi hanno tratto – proprio a causa degli attori, tutti famosi e bravissimi, che però sembrano incarnare i loro cliché più che i personaggi del copione. Così Micaela Ramazzotti (la vicina), eterna Donatella di “La pazza gioia”, e Giovanna Mezzogiorno (la figlia) cristallizzata in un legnoso sensibilismo. Per non parlare di Elio Germano (il vicino) impacciato in un ruolo che non sente. Bravissimo invece “il” protagonista, quel Renato Carpentieri che impersona l’anziano avvocato, interprete di tanti film dello stesso Amelio, di Salvatores, di Martone e noto al grande pubblico soprattutto per la serie televisiva “La squadra”. E’ Carpentieri, con il volto segnato dalle rughe e dal dolore, lo sguardo burbero che sa farsi dolce, è lui a reggere la storia e a renderla struggente, nonostante il fatto che nella locandina e nei titoli di coda il suo nome sia piazzato all’ultimo posto. Riuscitissimo invece il cammeo di Greta Scacchi che interpreta la mamma di Germano. Splendida negli interni ed esterni la fotografia di Luca Bigazzi.
Gianni Amelio La tenerezza Vecchiaia
La tenerezza
Una Napoli lontana dal mare, con le piazze affollate, i vicoli stretti, le motorette che ti sfiorano, le case d’epoca senza ascensore. Su per le scale antiche s’arrampica Lorenzo, vecchio avvocato in pensione, a fatica percorre i gradini fino ad arrivare nel suo appartamento ampio e oscuro, dove i mobili austeri sembrano abitare la casa più del suo proprietario. Sui gradini, al piano di sopra, incontra Michela, una giovane donna che si è appena trasferita nello stabile insieme al marito e ai suoi due bambini. Tra l’anziano signore e i vicini s’instaura un rapporto d’amicizia e di piccoli favori reciproci.
Nel suo ultimo “La tenerezza“, Gianni Amelio resta fedele alla poetica di introspezione che lo porta ad aprire l’animo umano scoprendo angoli oscuri e drammatici dell’esistenza. Sempre alla ricerca del “padre”, lui figlio di una quindicenne e di un diciassettenne che poco dopo la sua nascita lo abbandonò per andare in America e non tornare mai più. Il “padre” nel film è lo stesso Lorenzo, che ha due figli grandi, un maschio e una femmina, con cui da anni non si parla e che sembra aver scacciato per sempre dai suoi affetti. Abituato da anni a vivere da solo in uno scontroso riserbo, il vecchio avvocato si abbandona, nel rapporto con la giovane coppia, a La tentazione di essere felici, titolo del romanzo di Lorenzo Marone da cui il film è liberamente tratto.
“La tenerezza” di Gianni Amelio (Italia 2017)