La terra che calpestiamo

Avete mai pensato a cosa vuol dire essere schiavi? Avete mai immaginato come sarebbe la vita in un impero usurpatore, dove gli uomini conquistati sono ridotti a bestie da sfruttare fino all’esaurimento delle loro energie?
Jesús Carrasco l’ha fatto nel suo secondo romanzo, “La terra che calpestiamo” e ci trascina in una vicenda cupa, triste ma potente per quanto è evocativa.
La storia è molto semplice. Nel giardino di Eva Holman in Estremadura, Spagna, arriva un uomo molto malridotto, che si stabilisce sotto una pianta nell’orto. La donna lo minaccia, vuole cacciarlo perchè in quella casa vive col marito, anziano ex colonnello dell’esercito occupante ora malfermo in salute, accolto in questa regione destinata al riposo dei militari.
Pochi elementi temporali, siamo in un anno non definito della prima parte del novecento, la Spagna è stata conquistata e lentamente capiamo cosa è successo e chi sia questo relitto umano.
Eva osserva giorno dopo giorno il suo strano ospite, e più capisce – molti elementi vengono alla luce – più cresce il suo rancore nei confronti di Josif, il marito infermo ma ancora crudele, responsabile del più grande dolore che le pesa sul cuore.
Il lettore è sgomento, perché la conduzione di Carrasco nel portarlo a conoscenza dei retroscena è ostica, distribuita in numerosi brevi intensi capitoli. Il linguaggio dello scrittore è raffinato e poetico anche nel descrivere i momenti più drammatici, non è una cronaca ma un vero percorso di rivelazione. Eva si trasformerà e non tornerà più indietro una volta intrapreso il suo personale cammino. La terra che calpestiamo è la nostra storia, la nostra casa, i nostri peccati ma forse anche la nostra salvezza.
Prova altissima questo romanzo dell’autore già sorprendente di “Intemperie”, che oggi riconferma la sua grandezza, giustamente riconosciuta con il Premio per la Letteratura dell’Unione Europea, elevando la mera narrazione a riflessione profonda, in questo caso dolorosa, sul genere umano e le sue aberrazioni.
Libero poi il lettore di leggerci richiami a vicende storiche, dalla Shoah ai genocidi, alle pulizie etniche. Sarà inevitabile, e questa è la forza del romanzo.

Jesùs Carrasco -La terra che calpestiamo – ed. Ponte alle Grazie, 2018, traduzione di Claudia Marseguerra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto