La Toppa del nonno

«Fallo!» grida la toppa.
«Fare cosa?» chiede quella, stranita.
«Ehi, che hai capito?! Fallo-nel-senso-di-fallo, irregolarità, entrata proibita!» risponde Toppa. «Ma se neppure t’ho sfiorata! Sei la solita, delicata come il velo di una monaca!» bercia l’altra. «Io sarò pure sensibile, ma tu sei evidentemente fallica, bella mia. Rigida, lunga, persino tutta denti! Arrivi quando vuoi, t’imbuchi anche se non invitata – e già che ci sei, ti fai pure un paio di capriole, razza d’insolente – e m’inguai!»
«T’inguaio?!»
«E certo! È sempre colpa mia, no? Divento il punto debole che fa cedere l’intera barricata! Appari e Plaf!, come al solito t’infili senza avvisare. E io non faccio in tempo a spalancare la bocca per lo stupore che Boom!, anche la più solida blindata si trasforma in un ingresso, capisci? Una portucola tremante, pronta a dire “Uh mammina, ne è entrato un altro!”, mentre orde barbariche invadono la pràivasi della casa.»
«Si scrive privacy, tonta d’una Toppa. Sei vuota! Sciroccata che manco una velina.»
«Velina a me?! Senti, Cosa: io sono il centro dell’universo, chiaro? Ingranaggi, cardini, scricchiolii: tutti alle mie dipendenze! Se solo ti permetti un’altra volt…»
TRICK-CLANG-CLANG-CLANG!

«Perdonami, Toppa, ma era l’unico modo per chiudere la faccenda.»
«Ecco, lo sapevo! Sei senza cuore. Dovevi per forza ribadirlo per l’ennesima volta, vero? Com’è che diceva quel nonnetto bavoso? Sì, il tizio del consiglio che ora è disoccupato! Uff, lascia perdere. E sia, mi arrendo. Hai sempre ragione tu, mannaggia! Ma apri bene gli orecchi, perché – giuro – non lo ripeterò: io sono una semplice Toppa e, in quanto tale, sono tristemente, inesorabilmente come la Merkel… inchiavabile

 

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