Un altro pranzo. Un’altra torta. Sembra che io non sappia fare altro. Come se cercassi qualcosa dentro cui annullarmi, o lasciare tracce. Che sia la stessa cosa?
Tiro fuori il burro, 150 grammi, in modo che si sciolga pian piano al calore della casa.
La mia casa è piccola, accogliente e incasinata. C’è dentro tutto e manca sempre altrettanto.
Mescolo tre tuorli con 100 grammi di zucchero e poi aggiungo il burro. Unisco, piano piano, 150 grammi di farina setacciata, un bel cucchiaio di lievito, tre cucchiai di latte e la scorza grattugiata di due arance.
Monto a neve gli albumi e li aggiungo delicatamente, quindi metto in forno già caldo a 180°, per 45 minuti. A questo punto è il profumo delle arance che la fa da padrone.
Mentre aspetto che cuocia, preparo la crema.
Servono, e mescolo, nell’ordine: un uovo intero, 90 grammi di zucchero, 20 grammi di burro sciolto, un cucchiaio e mezzo di fecola, il succo delle due arance di cui sopra e il succo di due limoni.
Metto sul fuoco, per pochi minuti, mescolando bene affinché non si attacchi. Mentre la torta cuoce faccio le foto da mettere su facebook.
Un tempo, nelle pause, nei momenti morti di una preparazione, facevo le parole crociate.
Anche la mamma faceva le parole crociate, e quando arrivavo io mi urlava: «Lascia stare! Non finirmele, che faccio da sola». Quando stava male alternavo le parole crociate al cucinare. Per andare via dalla tristezza e anestetizzare il dolore.
Da ragazza vivevo amori esclusivi e incoscienti, non cucinavo. Andavo a passeggio, facevo l’amore. Ora faccio le torte, la pasta, i risotti. Cucinare è un gesto felice, un altro modo di amare.
La torta è cotta. Bisogna lasciare che si raffreddi e tagliarla in due, attenta che non si rompa!
Spalmo la crema, la ricopro con l’altra metà e la spolverizzo con zucchero a velo.
Pensavo che domani vorrei servirla su piatti lunghi bianchi. Quelli da ristorante un po’ chic, con i ricami di cioccolato fondente fuso, due o tre scorzette d’arancia candita e un ricciolo di panna montata.
Da grande voglio scrivere un libro di ricette.
Immagine di Sabrina Suadoni