Ho fatto una torta, ché avevo delle mele e della malinconia. Mele renette, un po’ brusche e carnose. Mele da torta o da frittelle.
Per fare le frittelle ci vorrebbero dei bambini per casa che fanno i compiti e aspettano la merenda. Anche un cane che sonnecchia sul tappeto, o una gatta grigia che sbircia da una poltrona. Non ho più neanche il gatto. Stasera niente frittelle.
Di renette ce ne vuole un chilo e mezzo. Si va a occhio, saranno una decina, belle grosse e rotonde. Le mele erano sul balcone da un po’, sono fredde gelate, le sbuccio e profumano ancora.
Metto in una terrina 4 uova intere e 200 g di zucchero. Intanto, piano piano, faccio sciogliere 200 g di burro nel forno che si sta scaldando. Mescolo per bene, aggiungo il burro fuso e poi, un po’ alla volta, 300 g di farina setacciata e una bustina di lievito per dolci. Deve risultare piuttosto morbida, quindi aggiungo del latte e mescolo ancora.
La ricetta di questa torta me l’aveva fatta prendere la nonna da Il Cucchiaio d’argento. Praticamente la mia bibbia della cucina, dopo il suo quaderno che non ho più. Quando non si sapeva come cucinare qualcosa, in casa mia si diceva: «Guarda sul cucchiaio d’argento». Non c’erano dubbi.
«Neanche l’Artusi, guarda, fai come dice il cucchiaio e non sbagli». E in effetti è davvero una torta speciale.
Verso il composto nella tortiera imburrata e infarinata e, mentre taglio a fettine le mele, le dispongo direttamente sulla torta. Ci devono stare tutte, belle fitte e ammucchiate. La torta crescerà tanto e le abbraccerà. Due o tre bei cucchiai di zucchero sulle mele e poi in forno per 45-50 minuti, a 180°.
Ora sono grandi, arrivano tutti assieme e fanno le scale vociando. Ridono, portano figli, borse, passeggini. È festa.
«Che torta hai fatto, mamma?»
«È una sorpresa…» e mi guardano curiosi, ancora bambini, cercando di indovinare.
«La torta di mele! Evvai!».
Fra poco è pronta. Ha ricominciato a nevicare.