1959, la famiglia Garrett parte per la prima volta in vacanza. Affittano una baita sul lago e durante il viaggio consumano cibi portati da casa. Due adulti: la madre Mercy e il padre Robin e tre figli: Alice, la maggiore, che spesso fa le veci materne; Lilly, quindicenne desiderosa di trasgressione e il piccolo David, che vive in un mondo a sé e ha paura dell’acqua. Proprio in riva al lago succede un piccolo incidente che segnerà il corso della famiglia Garrett da quel lontano ’59 agli anni della pandemia. Come in tutti i suoi romanzi, la scrittrice statunitense Anne Tyler (Minneapolis 1941) tratteggia un mondo semplice all’apparenza ma complesso e articolato nel profondo. I suoi personaggi sono aggrovigliati nelle loro passioni e pulsioni, nelle paure e nelle idiosincrasie e più si sforzano di liberarsene più la matassa si attorciglia e rende la loro vita difficile, soprattutto rapportata agli altri. Mercy, la madre, sembra legata ai figli ma in fondo pensa solo a se stessa, e al suo coté artistico, peraltro poco originale. Sin dalle prime battute, lascia volentieri i compiti di organizzazione pratica della vacanza ad Alice, sveglia e assennata. Robin, il padre, che gestisce un negozio di ferramenta, sente che il rapporto con la moglie gli sta sfuggendo di mano: lei è troppo estrosa e indipendente per rimanergli a fianco. Lilly è una ragazzina immatura e scalpitante che è destinata a mettersi nei guai. David, sicuramente il più intelligente e sensibile, dovrà affrontare prove difficilissime per uscire dal suo bozzolo di fragilità e insicurezza. Il tempo passa, i ragazzi crescono, diventano adulti, si sposano, divorziano, diventano a loro volta genitori e ai giorni nostri anche nonni. Il fil rouge che li lega si fa sempre più labile, l’ultimo appuntamento che li vede riuniti è per il cinquantesimo anniversario di matrimonio di Mercy e Robin, già persi nell’incomunicabilità reciproca. Poi solo rare telefonate da una parte all’altra del Paese, situazione resa ancora più drammatica dalla diffusione del Covid e dal forzato isolamento. Ma è proprio la pandemia a rendere più unita e solidale una famiglia che unita non era mai stata. Ciascuno con le proprie differenze e i propri limiti, finalmente in grado di accettarsi l’un l’altra. Sulla copertina del libro c’è l’immagine di una graziosa giovinetta con i capelli raccolti in una “Treccia alla francese“, che racchiude il significato di tutto il romanzo. Di come i legami familiari lascino il segno nel profondo, proprio come i solchi che restano nella capigliatura, appena liberati dalle pieghe in cui erano costretti.
“La treccia alla francese” di Anne Tyler – Guanda 2022