La vacanza degli occhi

 

Sono miope. Non proprio cieca come una talpa, ma il mio sguardo vaga tra le nebbie se non indosso gli occhiali.

Come tutti i miopi organizzo regolarmente battute di caccia agli occhiali in cui viene coinvolta recalcitrante la mia famiglia, finché qualcuno trionfante porta tra le mani l’oggetto del desiderio.

«Eccoli», dice con tono di malcelata superiorità il responsabile del ritrovamento, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo. Ogni successivo commento ti fa spergiurare di cercarli da sola per il resto della tua vita.
Da qualche tempo, soprattutto se sono in casa, passo lunghe ore senza indossarli. Non so quando è iniziato. Lo sguardo miope è una forma di libertà, una volta superata la fastidiosa sensazione di guardare attraverso un velo d’acqua. Non ti accorgi di un vetro opaco che ti osserva da tempo, davanti allo specchio le occhiaie svaniscono. Non mi faccio catturare da tutti i particolari della realtà che normalmente mi distraggono e rendono dispersiva. Senza occhiali faccio pausa, qualche ora o minuto di vacanza con gli occhi. Economica e fantasiosa. Un raro momento in cui la mia realtà e l’immaginazione si assomigliano e riconoscono, sfumando una nell’altra.
Sì, certo, poi sbaglio anche la direzione delle linee della metro, ma il tocco di avventura…
«Tesoro, devo appenderteli al collo» intima mio marito, storicamente ipermetrope, all’ennesimo ritrovamento.
«Mamma, e questi?» mi dice la fanciulla undicenne, brandendo la montatura e atteggiando il viso alla mia stessa espressione quando le ricordo, inascoltata, di rimettere a posto la sua stanza.
«Non mi dicevi che per trovare le cose bisogna metterle sempre allo stesso posto?»
In famiglia non te ne fanno passare una.

Immagine Giovanna Nuvoletti

 

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