L’Anziano Filosofo Napoletano salì con fatica i tre scalini che conducevano al palco. Ondeggiò sull’ultimo, quasi volesse prendere il volo o franare sulla Signora Preside del Liceo, promotrice dell’omaggio alla sua minuta persona. Ma, grazie a San Gennaro o ad Aristotele, recuperò l’aurea mediocritas e il posto d’onore.
La Signora Preside parlò per venti minuti, e l’Anziano Filosofo Napoletano ne dormì soltanto due. Altro giro, altro Preside, questo però da trentacinque minuti di intervento.
Poi fu la volta dello Sconosciuto Regista che presentò il docufilm ispirato alla vita dell’illustre ospite. Si spensero le luci e partì la proiezione: molte scale, il Filosofo di spalle in versione peripatetica, la sede dell’Istituto, la leggendaria biblioteca. Infine the end, luci accese e microfono alla star, ormai avviata a diventare una nana bruna.
Amico di Sua Maestà il Presidente della Repubblica, ne condivideva la viva e vibrante retorica partenopea. Quando cominciò a parlare, la platea rimise in riga i neuroni, prima scettica, poi francamente entusiasta.
Raccontò del suo incontro col Segretario dell’ONU per difendere la Filosofia dai cancheri che volevano cancellarla dai licei, e dello scontro col Ministro Commercialista, sostenitore dello scarso valore nutritivo della cultura, cui aveva risposto con furia nietzschiana e incazzatura marxista.
Mentre denunciava lo stato della biblioteca, abbandonata dallo stato patrigno, percorse con lo sguardo la platea e la vide. Biancovestita, occhi azzurri come ‘o cielo ‘e Napule, capelli biondi. Non v’era dubbio, era lei. L’adrenalina gli provocò uno stallo oratorio. Inciampò sul concetto, precipitò giù dall’iperbole e si attaccò al solido ramo dell’invettiva contro l’Ignobile Corruttore. Concluse l’intervento con toni da comizio, e si affrettò a scendere i tre gradini prima ancora dell’Ite, Missa Est.
La Signora era lì, con un sorriso incantevole diretto proprio alle sue coronarie. Ma fu il Bel Tomo che la accompagnava a rivolgere per primo la parola al Filosofo, che lo ignorò neanche troppo educatamente. Infine, l’Occhicerulea si avvicinò per complimentarsi, e per un attimo il tempo si trasformò in una variabile impazzita.
«Lei ha fatto l’università a Napoli?», chiese il Giovane Filosofo all’Anziana Signora Biondotinta, che rimase senza fiato e si limitò ad annuire, chiedendosi come mai la capsula del tempo fosse rotolata proprio ai suoi piedi. Si allontanò, emanando luce, al braccio dell’Anziano Bel Tomo, grata per la clemenza del dio dei tramonti.
L’Anziano Filosofo andò a cena con i Signori Presidi, e fra il primo e il secondo citò Agostino: Tempo ed essere; essere è tempo? Se nessuno mi chiede cos’è il tempo, lo so; se debbo spiegarlo a chi lo chiede, non lo so più. Ma nel cuore si scioglieva, malinconica, una madeleine.