La veggente con due tombe. Anzi tre

A Bologna ci sono due tombe che… No, ci sono tre tombe che…!
Chi desidera visitare il principale sepolcreto della città di Bologna o avere informazioni sui molti monumenti funebri che vi si trovano, è facile che s’imbatta in una notazione che a prima vista lascia quantomeno sconcertati: “La veggente Anna Bonazinga è l’unica concittadina alla quale i bolognesi abbiano concesso il privilegio di avere due tombe nel cimitero della Certosa”. Notizia che compare prima di tutto sul sito ufficiale dell’Amministrazione civica e poi, per un effetto di diffusione virale sulla rete, su moltissimi blog di divulgazione storica, artistica e turistica. Altro non è dato sapere, tanto da avvalorare, come macabra ipotesi, che il corpo della donna, non si riesce a comprendere per quale recondita volontà della famiglia o dei gestori della necropoli, si trovi equamente diviso in due avelli.
Nel 2015, cercando materiale per la stesura di un mio romanzo, m’imbattei come moltissimi altri internauti, in questo bizzarro appunto di storia locale.
Anna Bonazinga (1830 – 1906) è stata, per la cronaca, un personaggio tanto stimato quanto eccentrico. Moglie del Professor Pietro D’Amico, già strenuo sostenitore della mesmerizzazione, altrimenti detta magnetismo animale, e madre della cantante lirica Giuseppina D’Amico Gargano, ha praticato per alcuni decenni la professione ufficiale di chiaroveggente. Con una fama e un successo che andarono ben oltre i confini della città emiliana e che le assicurarono una invidiabile posizione economica e sociale.
Considerando l’attività dei due coniugi, l’ipotesi di quelle due distinte sepolture risultava ancora più suggestiva ed inquietante.
L’informazione, non vi nego, continuò a ronzarmi per la mente come un elemento irrisolto, fastidioso, fino a quando decisi di intraprendere una personale ricerca volta a risolvere questo stravagante mistero.
A tal fine, nell’impossibilità accidentale di recarmi personalmente a Bologna, iniziai a procurarmi il materiale che ritenevo potermi essere utile in quella che ormai ritenevo la mia personale crociata per il “caso Bonazinga”.
Mi assicurai, innanzi tutto, le planimetrie della necropoli e su quelle individuai, non senza una certa fatica, la posizione dei due monumenti funebri. Il primo è costituito da una semplice lapide con ritratto tondo in bassorilievo. Si trova sotto il porticato del chiostro conosciuto come “annesso al maggiore” e francamente è tutt’altro che sfarzoso. Il secondo è parte integrante della tomba dove riposa la figlia Giuseppina D’Amico Gargano e si trova nel chiostro VIII adiacente al precedente. In questo caso, il busto della veggente compare insieme a quello del marito, in una composizione pregevole ed imponente (la statua in grandezza naturale della cantante lirica è posta in mezzo a quella dei genitori) realizzata dallo scultore Pasquale Rizzoli.
Notai, dunque, che le due tumulazioni godevano di una spiccata simmetria, ossia si trovavano sotto i porticati paralleli dei due chiostri sostanzialmente alla stessa altezza, e da tale considerazione mi convinsi che le due tombe fossero, in effetti, gli elementi esterni e visibili di una comune sepoltura occultata tra le strutture delle due logge.
Dunque, non appena mi fu possibile trovare un “emissario” disponibile, lo pregai di recarsi presso il Cimitero per verificare la mia ipotesi.
Alcuni giorni dopo, insieme ad altro materiale fotografico relativo alle tombe, mi inviò il filmato che si può visionare “qui” e che bene descrive la situazione.
La vera (terza?!) tomba della veggente Anna Bonazinga D’Amico si trova in effetti in un cunicolo situato tra i due porticati dei chiostri, una specie di intercapedine fatiscente alla quale si accede tramite un porticina metallica. Le sepolture sovrapposte conservano le spoglie della mesmerizzatrice e di gran parte dei componenti la sua famiglia. Naturalmente, non resistetti alla tentazione di inserire questa piccola scoperta nella trama del mio romanzo.
Un’ultima notazione storica emersa dalle mie ricerche. La famiglia D’Amico Gargano, dopo i fasti dell’attività dei due coniugi e i successi operistici della figlia, subì un progressivo tracollo finanziario. Giuseppina Gargano nel novembre 1886 acquistò Villa Bell’Ombra, alla periferia di Bologna, con parco ed annessi terreni coltivati per una superficie di due ettari e mezzo. A seguito del ritiro dall’attività operistica, avvenuto intorno al 1902, Giuseppina lasciò la gestione delle proprietà famigliari ai due figli Vittorio ed Emilia. Nel 1906 morì Anna Bonazinga e nel 1920 si spense il Professor D’Amico. La situazione economica scivolò rapidamente verso l’indigenza. La villa e tutti i terreni annessi vennero rapidamente alienati (il fabbricato diventerà sede di una scuola bolognese). Furono addirittura venduti gli abiti di scena della cantante e la famiglia si trasferì, da ultimo, in un modesto appartamento in affitto. Come si può vedere dal filmato, sulla tomba di Vittorio Gargano, nipote della veggente, non appare neppure la data di morte (che avvenne in ogni caso nel 1975). Un altro “mistero”?

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