Trasliamo il titolo: cosa fanno i trentenni nelle ore della loro vita precaria, frustrata e senza futuro?
In fondo è questa la grande questione che attanaglia i personaggi di questo libro, in primis lei, Clem, mente fervida e pigra, ironica e sconsolata che, imprigionata in un lavoro dagli orari canonici e vessata da una capa esigente e autoriferita, cerca di farsi venire un’idea. L’idea. La grande idea che possa cambiare la sua vita e quella dei suoi più cari amici: sono solo quattro.
Non è fare soldi di per sé, non è il lusso che tutti agognano, no, si tratta di avere tempo per se stessi, per stare insieme e non passare i momenti del riposo a guardare i segni e le macchie sul muro, spompati da nessuna prospettiva di miglioramento.
Lo sguardo sardonico di Clem che sembra salvarla si accompagna a una fervida fantasia e originalità; ma anche gli amici, Flavia che cura con le pietre, Daniele alias Porno e Pusher che dovrebbe occuparsi di libri vivono lo stesso disincanto.
E poi c’è Clara, l’amica del cuore di Clem, che ha una madre terribile e un padre professore scomparso da poco che custodiva nella soffitta dove passava le ore apparentemente a divorare libri, quadri da lui dipinti che raffigurano vagine. Un’ossessione segreta e inconfessabile che, nella testa di Clem, potrebbe diventare un tesoro da vendere a galleristi in cerca di scoop.
Le peripezie che ne seguono mostrano le sfaccettature di ragazze e ragazzi che devono inventarsi una irrealistica realtà alternativa, inseguendo sogni bizzarri per eludere lo schiacciamento del presente.
Clem parla in prima persona con un’autoironia dissacratoria che segna il confine schizofrenico delle sue contraddizioni e la eleva a prototipo di valori rimescolati e incerti. Il suo, come quello degli altri, è un confronto con una società altrettanto contraddittoria che li obbliga all’immaturità ingenua di adeguarsi o soccombere.
Cosa fanno i cucù nelle mezz’ore è un bel romanzo divertente e amaro, ambientato in una Roma che la fa da padrona, un calderone che attrae e respinge. Anche la lingua usata da Carla Fiorentino è composta di dialoghi giovanili e riflessioni consapevoli e profonde, le dicotomie proseguono incessanti tra contenuto e forma, e sono la chiave vera per capire un’intera generazione.
Carla Fiorentino – Cosa fanno i cucù nelle mezz’ore – Fandango libri
Carla Fiorentino Fantasia Giovani