Me lo dice la barista:“Si è buttato giù dalla torre della Regione uno importante”. Non capisco chi è, poi guardo su twitter. Maurizio Cevenini, detto il Cev, ex candidato sindaco nella mia città d’adozione.
Una persona molto popolare a Bologna, tifosissimo della squadra locale, che amava sposare le persone. Non lo conoscevo; l’impressione esterna era che fosse un gioviale, simpatico genius loci. Non so niente di profondo su di lui e sono comunque sotto choc.
Questa morte, come i molti suicidi di lavoratori e anche di imprenditori, mi lascia sospesa nel vuoto. I motivi possono essere molti, anche personali, ma resta l’impressione che la vera vincitrice delle elezioni sia stata la morte.
La barista dice: “Bisogna avere coraggio, saper affrontare le difficoltà, la vita resta bella nonostante qualsiasi crisi”. Concordo; tuttavia è difficile non restare in silenzio, immersi in un proprio senso di abbandono e di pietas. Non una semplice compassione ma un sentire comune, che avvicina gli esseri.
Ogni destino può essere bello e ricco di scoperte, al di là dei messaggi di morte che la vita ci manda. Saperli vivere, e andare comunque avanti.
Penso alle moltissime donne vittime di femminicidio nel nostro paese. So che loro volevano vivere e so che le loro vite sono state distrutte dalle depressioni e dalle violenze altrui, spesso da chi diceva di amarle. Anime che ci dicono fortemente di vivere, di essere forti, di guardare avanti.
E di non pensare nemmeno per un attimo che la vita è altrove. La vita è qui, è ancora nostra, non c’è nessun altrove, e with a little help from our friends riusciremo ogni volta ad uscire dal buio.