La vita in comune

Primi anni ’70, Copenhagen. Due maturi coniugi con figlia adolescente ereditano un’enorme villa.
Talmente grande da renderne difficoltoso il mantenimento. Anna, che fa la giornalista TV, propone al marito di dividere gli spazi e soprattutto i costi con un gruppo di amici, più o meno fidati.
Non senza iniziali difficoltà, l’idea prende forma e una decina di persone sposate o single, con anche un bambino di 6 anni, si sparpaglia nelle stanze da letto e occupa gli spazi comuni. La cucina, con i turni per chi prepara i pasti, i rendiconti giornalieri sulle spese sostenute e da affrontare, è l’anima della casa.
Come già nei precedenti “Festen”, e “Riunione di famiglia”, il regista Thomas Vinterberg anche nel suo ultimo film, “La comune“, mette a fuoco dinamiche famigliari e amicali, scavando con lucidità quasi spietata nei rapporti interpersonali e di gruppo.
Formidabili quegli anni, per chi li ha vissuti, ben tratteggiati anche nell’abbigliamento hippy, soprattutto delle donne, nelle camicie con i colletti smisurati degli uomini, nell’aria volutamente trasandata di tutti. Nella promiscuità esibita: nudi a nuotare, a toccarsi e scambiare effusioni non necessariamente con il partner o la partner.
Tutti insieme appassionatamente, verrebbe da dire. Se non fosse che condividere spazi fisici è altra cosa dal mettere in comune affetti e sentimenti.
Tra Lars Von Trier e Ingmar Bergman, il regista danese confeziona un film forse troppo lungo ma bello e intenso, quasi feroce nel mettere a nudo le fragilità e le contraddizioni del gruppo di amici.
Con una fotografia nitida (diversa dalla presa diretta di altre sue opere), Vinterberg si sofferma sui magici riti del Natale, sul calore dei visi davanti alle cene imbandite, sul sole che gioca con le dita di Anna (la bravissima Trine Dirholm, migliore attrice alla Berlinale), e sul mare del Nord, sempre grigio, sconfinato e piatto, in cui si bagnano gli amici.
Formidabili gli attori, a partire dalla giovanissima Freja, figlia della coppia che ha ereditato la casa, cui tocca, nell’esperienza di vita in “comune”, diventare adulta. In fretta e senza sconti. Responsabile di se stessa e di chi dovrebbe essere più maturo di lei.
La comune di Thomas Winterberg (Danimarca 2016)

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