L’abisso è dentro

Tutto è fuga dalla sofferenza,
ogni cosa può servire alla bisogna,
anche la fatica, anche un lavoro ingrato,
perfino un’altra sofferenza.

L’importante è avere un’interruzione
della fame, della sete, dell’irrequietezza,
non sentire più quella coscienza soffocante
insopportabile
di essere presente
di capire
di sentire.

E perciò vale tutto.
Leggere scrivere uccidere e fare figli,
ogni gioco pensabile,
vale pregare vale lanciarsi con l’elastico vale drogarsi,
e, per un attimo, essere un tutt’uno
tra se stessi e il tormento di essere se stessi.

Ma siccome noi siamo smisurati,
nulla può colmare l’abisso che conteniamo,
e, dopo un istante,
nuovi appetiti insaziabili si affacceranno alla nostra anima,
senza che sappiamo ricostruirne il perché,
e di nuovo saremo
criceti nella ruota
dell’insoddisfacibilità.

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