Caro Moscardelli, che ci hai messo la faccia, caro Dessena, che l’hai seguito nella campagna contro la discriminazione omosessuale nel calcio, vi amiamo. Fino a ieri eravate onesti giocatori, facevate il vostro dovere e non sareste stati mai ricordati nel gotha dei fuoriclasse. Quelli che vanno in giro con le Ferrari, scommettono milioni, collezionano orologi costosissimi, perché non sanno come spendere i soldi. Voi due siete sempre stati bravi travet, un buono stipendio in squadre di provincia, tanta fatica e titolari-sì, titolari-no. Ma oggi, con i vostri lacci arcobaleno alle scarpette da gioco che testimoniano la solenne apertura di un mondo chiuso e omertoso al diritto di esistere per i gay anche nel calcio, avete segnato il più bel gol della vostra vita. Qualche giocatore all’estero è riuscito a rivelare la propria omosessualità, ma a fine carriera, perché chi l’ha fatto durante la carriera ha pagato al punto da uccidersi. Il vostro coraggio ha vinto una sfida improba. La vostra solidarietà ha aperto uno squarcio. Il ct della Nazionale Prandelli ha deciso di proporre il gesto ai Mondiali in Brasile. I lacci rainbow saranno messi in valigia, alla faccia di quell’ottuso di Pescante, capo del Coni. Vedremo quanti li indosseranno, e proveranno che è ora di finirla con l’ignoranza e la discriminazione. Perché i gay nel calcio ci sono, eccome, e vivono in un ambiente che li obbliga a mimetizzarsi con matrimoni di convenienza o a tacere per sempre. Aspettiamo al varco gli azzurri alla prima partita dell’Italia. Non ci saranno né Moscardelli né Dessena, non sono abbastanza bravi per essere convocati, ma tanto loro la coppa del mondo l’hanno già vinta.