«Sai qual è l’accordo più misterioso nella storia del rock?»
«No»
«Vuoi saperlo?»
«Non so. Penso che non ci sia nulla di misterioso in un accordo».
«Invece è stato un enigma. Per anni chitarristi, matematici, fisici hanno provato a riprodurlo. Nessuno ci è riuscito».
«Che c’entrano i matematici e fisici, non bastava consultare uno spartito?»
«I musicisti ci hanno provato, ma non ne sono venuti a capo, nonostante George avesse dato una dritta: “È un FA maggiore con un SOL in alto, ma dovete chiedere a Paul la nota del basso per avere la storia esatta”».
«La nota di Paul era il problema?»
«No. Si scoprì che era un RE, ma in qualsiasi modo provassero, l’accordo suonava in modo diverso».
«Sarà stata la chitarra di John».
«Neanche. Lui con la Gibson raddoppiava la Rickenbacker a dodici corde di George»
«Allora?»
«La questione era diventata un rompicapo perché si tratta di una delle più belle canzoni dei Beatles: quell’accordo ti strega, quando l’ascolti ti batte forte il cuore, qualsiasi cosa tu stia facendo o pensando, ti fermi un attimo per l’emozione. Nel 2004 Jason Brown, un matematico dell’Università Dalhousie a Halifax, analizzando le frequenze dell’accordo attraverso un procedimento noto come la trasformata di Fourier, scoprì, oltre alle tre chitarre, la presenza di un pianoforte. L’accordo sembra suonato da una sola chitarra, ma a crearlo contribuiscono quattro strumenti, di cui uno assolutamente irriconoscibile».
«Il solito quinto Beatles, George Martin».
«Esattamente. Suonava al piano un SOL, un DO e un RE. Poi, miscelando i suoni…»
«Qual era la canzone?»
«In effetti quell’accordo iniziale è proprio strano».
«È geniale… fa da spartiacque con il passato: la lunga pausa che segue l’accordo lo rende deflagrante, un attimo di suspense prima che il ritmo della swinging London travolga il vecchio mondo. Era il 16 aprile 1964».