LA DONNA CAPOVOLTA di Titti Marrone. Ed.Iacobelli

LA DONNA CAPOVOLTA

«Sono come crocifissa, capovolta, impalata a due assi che tengono in scacco la mia persona, strattonandomi a metà tra una figlia irrisolta e una madre perduta». Così definisce se stessa Eleonora, una delle protagoniste del libro di Titti Marrone, firma storica e prestigiosa de Il Mattino di Napoli, saggista e per la seconda volta romanziera (il suo primo romanzo, Il tessitore di vite, è uscito nel 2013 per Mondadori). Femminista, docente universitaria specializzata nella lettura di Foucault applicata agli studi di genere, Eleonora si trova, alla soglia dei sessant’anni, costretta a fare i conti con se stessa e le sue scelte dall’inarrestabile aggravarsi della salute della madre, colpita da Alzheimer, e dalla scomoda consapevolezza di non essere in grado di sostenerla da sola, data la latitanza dell’unico fratello, broker finanziario da tempo stabilitosi a Londra. Non è soltanto una difficoltà pratica quella che attraversa Eleonora: il progressivo svaporamento della madre non più guida militante della famiglia, ma ridotta a umbratile creatura bisognosa di tutto, accade in un momento delicato della sua vita quando la lontananza della figlia per motivi di studio, la sempre più esile relazione col marito, la difficoltà a confrontarsi con il proprio invecchiamento e ad accettarlo la spingono a cercare Alina, la moldava, alla quale delegare non senza contraddizioni e sensi di colpa, la cura. La vicenda, narrata in un procedere a spirale che presenta in ogni capitolo il punto di vista delle due donne, ciascuna separatamente, e quello di una narratrice esterna per la quale i soggetti in scena sono ‘Loro’, approda a un finale dialogico tra le protagoniste che si trovano a svelare il proprio senso divenendo, nel reciproco fronteggiarsi, leggibili l’una all’altra. Eleonora è capace di nominare la perdita dei significati inerzialmente costruiti per sé, per sua figlia, per suo marito; Alina, anche lei misconosciuta da una realtà familiare che le si fa sempre più equivoca, ricapovolge infine la sua identità, lei che ingegnera e appassionata di Dante si era finta opaca e incolta per corrispondere al bisogno dei ‘padroni illuminati’ di sentirsi assolti e generosi. La scrittura, conficcata nell’urgenza di dire la coscienza di sé, innanzitutto corporea, ha un tratto vaporoso e lieve che la rende magistrale. I temi, aspri e ineludibili, non sono quelli eterni del rapporto tra le generazioni. È contemporaneo e datato il nostro ‘mancare’ come figlie alla domanda delle madri, come madri alla pretesa delle figlie, il nostro collocare nell’osceno e nello scandaloso la vecchiaia e la morte. Così come è antropologicamente nuovo e rilevantissimo il credito accumulato da chi, rendendo col suo servizio possibile il nostro ‘essere nel tempo’, da questa temporalità agiata e quotidiana è escluso pur essendone l’indispensabile pilastro. Senza scomodare Hegel, Marx e la dialettica servo/signore.
Titti Marrone – La donna capovolta Iacobelli editore
(Il libro è stato appena candidato allo Strega)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto