Chi ha letto il bel libro di Julian Barnes (Il senso di una fine – Einaudi 2012) conosce già il personaggio di Tony Webster, settantenne in pensione, con l’hobby delle vecchie macchine fotografiche, che vende e ripara in un piccolo negozio a Londra.
Un matrimonio alle spalle e una figlia, single per scelta, che aspetta un bambino, inseminato artificialmente. Tutto scorre nella vita di Tony, tutto scivola via nella routine quotidiana. Un’esistenza in cui lui sembra spettatore più che protagonista. Ma un giorno, ricevuta una lettera da uno studio notarile, sarà costretto a fare i conti con il presente e soprattutto con i riverberi del passato.
Non era facile tradurre in un film un romanzo così denso e complesso, ma il regista di origine indiana Ritesh Batra, vince la scommessa e ci restituisce un racconto di ricordi, passioni, sentimenti, in cui il tasto della storia continua a riavvolgersi. In cui le scelte fatte un tempo condizionano pesantemente il presente. Non solo le scelte che facciamo, ma soprattutto quelle che fanno gli altri incrociando le nostre vite. Anche perché spesso noi ricordiamo solo ciò che vogliamo ricordare e non possiamo ricordare ciò che non sappiamo.
In un gioco di rimandi, ritroviamo Tony studente di letteratura a Cambridge, gli amici, i primi amori, le emozioni totalizzanti tipiche della giovinezza. Ma il puzzle che Tony è costretto a ricomporre per dare un senso alla sua esistenza, ha sempre un tassello mancante, o mal posizionato. E gli tocca ricominciare daccapo. Perché L’altra metà della storia – questo il titolo del film – è rimasta in ombra e Tony per primo non la conosce. Un film molto british, non a caso un prodotto BBC, con dialoghi pervasi da quell’humour sottile e austero tipicamente anglosassone. Bravissimi gli attori. Il migliore è Jim Broadbent (premio Oscar per Iris-un amore vero nel 2001, nonché padre di Bridget Jones) che riesce a donare al personaggio di Tony una maschera di straordinaria umanità. Charlotte Rampling, che non ha bisogno di presentazioni, è Veronica, vecchia fiamma di Tony ai tempi del College. Mentre la figlia, inquieta e divertente, è Michelle Dockery, la famosa Lady Mary di Downton Abbey. Se c’è una piccola critica da muovere al film, è il complicato succedersi di colpi di scena nel finale. A uno spettatore non attentissimo, potrebbero sfuggire alcuni dettagli importanti. Ma L’altra metà della storia resta un ottimo prodotto, misurato e quasi teatrale, in senso positivo. Buon cinema di parole e sentimenti.
Un matrimonio alle spalle e una figlia, single per scelta, che aspetta un bambino, inseminato artificialmente. Tutto scorre nella vita di Tony, tutto scivola via nella routine quotidiana. Un’esistenza in cui lui sembra spettatore più che protagonista. Ma un giorno, ricevuta una lettera da uno studio notarile, sarà costretto a fare i conti con il presente e soprattutto con i riverberi del passato.
Non era facile tradurre in un film un romanzo così denso e complesso, ma il regista di origine indiana Ritesh Batra, vince la scommessa e ci restituisce un racconto di ricordi, passioni, sentimenti, in cui il tasto della storia continua a riavvolgersi. In cui le scelte fatte un tempo condizionano pesantemente il presente. Non solo le scelte che facciamo, ma soprattutto quelle che fanno gli altri incrociando le nostre vite. Anche perché spesso noi ricordiamo solo ciò che vogliamo ricordare e non possiamo ricordare ciò che non sappiamo.
In un gioco di rimandi, ritroviamo Tony studente di letteratura a Cambridge, gli amici, i primi amori, le emozioni totalizzanti tipiche della giovinezza. Ma il puzzle che Tony è costretto a ricomporre per dare un senso alla sua esistenza, ha sempre un tassello mancante, o mal posizionato. E gli tocca ricominciare daccapo. Perché L’altra metà della storia – questo il titolo del film – è rimasta in ombra e Tony per primo non la conosce. Un film molto british, non a caso un prodotto BBC, con dialoghi pervasi da quell’humour sottile e austero tipicamente anglosassone. Bravissimi gli attori. Il migliore è Jim Broadbent (premio Oscar per Iris-un amore vero nel 2001, nonché padre di Bridget Jones) che riesce a donare al personaggio di Tony una maschera di straordinaria umanità. Charlotte Rampling, che non ha bisogno di presentazioni, è Veronica, vecchia fiamma di Tony ai tempi del College. Mentre la figlia, inquieta e divertente, è Michelle Dockery, la famosa Lady Mary di Downton Abbey. Se c’è una piccola critica da muovere al film, è il complicato succedersi di colpi di scena nel finale. A uno spettatore non attentissimo, potrebbero sfuggire alcuni dettagli importanti. Ma L’altra metà della storia resta un ottimo prodotto, misurato e quasi teatrale, in senso positivo. Buon cinema di parole e sentimenti.
L’altra metà della storia di Ritesh Batra (Gran Bretagna 2017)