Lamento di una melanzana di mezza estate

Sono una bella melanzana sarda, soda, tonda e con una bella buccia tesa e scura, in attesa di un adeguato trattamento. Ho sentito arrivare un ospite nuovo, vediamo un po’ che non sia la volta buona. È una signora… olalà, ha dichiarato che cucina benissimo. Evviva, sta dicendo che si offre di preparare le melanzane, senti senti: ‘tipo parmigiana povera’ secondo la ricetta del suo dietologo. Ahia ─ dietologo? Ho un presentimento…
La signora si avvicina col coltello, mi lava e fin qui ci siamo. Ma ma ma… che fa? Mi riduce a fettone spesse come un dito di carpentiere?!? Mette tutte noi fettone in piedi una accanto all’altra intervallate da colleghe ben più sottili di mozzarella e di pomodori. Cielo, che disonore, non è una buona mozzarella fresca, ma una gommosa sedicente tale. Non ci posso credere.
Be’, ora però potrò godere: dovrebbe arrivare il mio principe azzurro, un buon olio extravergine. Non lo vedo comparire. Non vedo comparire alcun condimento per permettermi di essere davvero elegante e non sfigurare ma anzi per rispondere alle esigenze di chi mi ama.
Sto per cedere allo sconforto. Speriamo almeno nel profumo, ce ne sono di ottimi che mi esaltano: il basilico, l’origano, a volte persino la menta e molti mi vogliono ben agliata. NIENTE?? Ma come è possibile?
Qualcuno intervenga, faccia qualcosa, aiutooooooooooooo, mobilitate il tribunale dei diritti dell’ortaggio, presto!
Troppo tardi, sono in forno. Pant pant, che caldo, un’ora di sauna, sono tutta moscia ma non bella cremosa. Una via di mezzo, sono rimasta legnosetta, stopposa e non so di un beato niente. Mi stanno lasciando nei piatti appena sbocconcellata. Che dolore! E che affronto, stanno divorando una mia collega fritta, affettata fine, asciugata, irrorata di aceto profumata di aglio e basilico e ricoperta di un sughetto di pomodori freschi ristretto.
Addio, mondo crudele e ingiusto, le mie ore finiscono in un secchio di schifosi rifiuti ‘umidi’.
Già, la raccolta differenziata…

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