Quando ho letto il libro, anni fa, si parlava di Porto d’Ischia, il cuore pulsante dell’isola turistica degli anni Sessanta, dove la giovane Elena Greco approda per una breve e meritata villeggiatura.
La produzione della fortunata fiction targata HBO ha scelto invece il molo di Ischia Ponte, l’antico borgo con il Castello Aragonese. L’estate scorsa ho visitato il set e mi è sembrato che la scelta della location fosse dettata esclusivamente da ragioni di marketing.
Ma la fedeltà all’ambientazione originale è un mero spauracchio quando si parla di film e nel ricco e fertile patrimonio ispirativo che sembra guidare la mano di Saverio Costanzo c’è la memoria del Cinema. E allora il fotogramma del battello che attracca al molo, con alle spalle la sagoma violetta del Castello Aragonese, non può non richiamare quello di “Campane a martello”, un film diretto da Luigi Zampa nel 1949 con Gina Lollobrigida e ambientato a Ischia.
In entrambi i film l’isola diventa un luogo dell’anima che ti cambia per sempre, e il pontile una passerella verso un altro mondo – lo sanno bene generazioni di emigranti ischitani che da quel pontile sono partiti.
Poi ci sono i miracoli per mitigare l’eccessiva antropizzazione del paesaggio e un comignolo troppo moderno che sbuca dalla casa posta di fronte al terrazzo della padrona ischitana, ma l’immagine del molo e del Castello che si allontanano – ancora una citazione da “Campane a Martello” – racconta la mia isola in maniera straordinaria, senza tradire lo spirito della narrazione originale.
Sia benedetta l’amica geniale!