Grand voyage d’Italie
Atterrare a Linate con la sensazione di andare in vacanza a casa propria. Ritrovare un appartamento troppo ordinato per essere il mio. Eppure è sempre quello, con qualcosa di diverso, le tracce di chi ci ha abitato in questi mesi. Come un gatto mi struscio contro pareti, oggetti, persone e cerco di lasciarci il mio odore. Socchiudo una porta per sbirciare che cosa è successo, in un anno, alla mia vita senza di me. Mani amorevoli, che mi tirano da una parte e dall’altra dell’oceano. Passeggiate sotto la neve, “in una gioia che fa male di più della malinconia”, come cantava uno che per la mia generazione ha significato molto. Equilibri precari e quella paura di dire e di fare qualcosa che rovini tutto. Oppure di non dire e non fare, e rovinarlo proprio per questo. Ritrovare un corpo ogni giorno più estraneo, un corpo che non lo diventerà mai, la scoperta di nuove intimità a tempo determinato. Un “gracias a la vida”. Per tutto e malgrado tutto. Ed è già tanto.