Un drappello di donne, imparentate tra loro, si ritrovano in una casa di campagna per celebrare il decimo anniversario della morte di Saverio, attore di fama internazionale. A contendersi la scena, le sue due vedove, anche loro ex dive del grande schermo, le due figlie dirette e un numero variabile di altre figlie “naturali” dell’irresistibile Saverio. Che ha infranto cuori e inseminato grembi muliebri in ogni angolo del mondo: Spagna, Francia, Svezia e America. Tra le quattro sorellastre che poi diventeranno cinque ma sono forse molte di più, un’alternanza di rivalità e alleanze, odio e affetto, pronta a esplodere con effetti devastanti.
“Latin lover” (Italia 2015) è l’ultimo film di Cristina Comencini ed è innanzitutto un omaggio al cinema italiano. Dai telefoni bianchi allo spaghetti-western, dal cinema d’impegno e di denuncia politica degli anni ’70 a quello sbarcato a Hollywood e in Francia. Saverio (interpretato da Francesco Scianna), che rivediamo in scena nei suoi tanti ruoli, è il prototipo del maschio latino, bello e fascinoso. Un misto di Rodolfo Valentino, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni. Le sue donne, che se lo contesero da vivo e ancor più ora che è morto, incarnano vizi e virtù dell’universo femminile. Le anziane madri, una radiosa Virna Lisi nella sua ultima interpretazione e una regale Marisa Paredes, sono due leonesse che, accantonata l’antica rivalità, riescono a guardare oltre e a provare affetto anche per le figlie non loro: la primogenita Susanna (una nevrotica Angela Finocchiaro); la francese Stephanie (Valeria Bruni Tedeschi) attaccata al cellulare col suo psicanalista per placare l’ansia; Segunda, la spagnola, con due figli e marito fedifrago al seguito; Solveig, la svedese, sedotta suo malgrado dal cognato e Shelley, l’americana, che compare solo nel finale. Poi c’è la servetta, che sbriga i lavori in casa, la cui madre era la cuoca che cucinava i manicaretti per Saverio e che è la copia di lui, identica spiccicata… e chissà quante altre in giro per il mondo. Infine c’è lui, il defunto divo, più ingombrante da morto che da vivo, celebrato per le strade strette del paese natio come la Madonna pellegrina. Ma, nonostante il profumo d’incenso, sarà vera gloria? Tra la commedia all’italiana di cui fu maestro suo padre, l’Almodovar di “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” e l’Ozon di “Otto donne e un mistero”, la Comencini confeziona un film divertente e irriverente in cui idoli, miti e tabù vengono allegramente infranti. Con un cast al femminile formidabile e il valore aggiunto di quella dedica commovente, “A Virna”, nella chiusa.